Peccato. Una mostra penalizzata dal titolo, furbetto e un po’ ambiguo. Caravaggio e Raffaello, due nomi di sicuro richiamo. Ma è giusto attirare il grande pubblico con nomi altisonanti quando tra centosettanta opere ci sono solo alcuni disegni di Raffaello (studi per gli affreschi della loggia di Amore e Psiche della Villa Farnesina commissionati dal senese Agostino Chigi) e tre Caravaggio di cui due –I musici di New York e il Narciso– di dubbia autografia? Il rischio è che molti dei visitatori rimangano delusi e scontenti, poco inclini ad apprezzare le opere di qualità che si incontrano lungo il percorso espositivo: firme meno autorevoli, rarità e qualche inedito che rappresentano il vero punto di forza della mostra.
Il tracciato della mostra è un po’ ingarbugliato e affianca opere molto diverse: mosaici del XII secolo e dipinti caravaggeschi, opere di oreficeria e tavolette di biccherna, sculture di marmo e tarsie lignee. Il filo conduttore (piuttosto flebile e difficile da immaginare se non ci fossero i pannelli esplicativi) sono i rapporti culturali, commerciali, politici tra Siena e Roma indagati nel corso dei secoli tra Medioevo, Rinascimento e primo Seicento; le due città hanno anche lo stesso simbolo, la lupa con i gemelli. Tante suggestioni e molte idee, ma il discorso in qualche modo non decolla. Peccato perché in esposizione ci sono opere di grande interesse e artisti poco conosciuti che meritano di essere resi noti ad un pubblico più ampio.
Immutato il fascino di Siena e dei suoi monumenti nel corso dei secoli: nella splendida tarsia lignea di Domenico di Niccolò (La vergine affida Siena ad un magistrato della Repubblica) come nella delicatissima veduta della città dipinta da Francesco Vanni nell’opera dedicata al Beato Ambrogio Sansedoni si riconoscono le mura merlate, il Palazzo Pubblico e il Duomo, i palazzi nobiliari impreziositi da alte torri; alle immagini della città è dedicata una delle sezioni più interessanti.
Da non perdere le tre tavole del Maestro di Griselda che illustrano una novella di Boccaccio animate da figure allungate atteggiate in pose sofisticate, quasi leziose; estenuate eleganze tardogotiche arricchite da una buona conoscenza della prospettiva. Una piacevole scoperta è Francesco Vanni, pittore senese documentato anche a Roma; cromatismo tenue e sfumato, pose aggraziate, volti vagamente leonardeschi, una soffusa “poetica degli affetti” (influenze carraccesche sottolinea il catalogo e si potrebbe citare anche Correggio).
Il cuore della mostra è la sezione dedicata al periodo compreso tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento (quella che ospita i tre Caravaggio). Protagonista Roma, capitale indiscussa della cultura dell’epoca che attirava artisti e ricchi committenti. Tra le opere esposte dominano i caravaggisti – pare che il caravaggismo in tutte le sue possibili declinazioni sia molto di moda ultimamente.
Cupe atmosfere caravaggesche sono quelle dei senesi Rutilio Manetti e Niccolò Tornioli (in esposizione c’è anche Bartolomeo Manfredi) insoliti tagli compositivi, “lume artificiale”, tinte fosche e gesti concitati. In controtendenza il piccolo e raffinatissimo rame di Ventura Salimbeni, Santa Cecilia nel sepolcro, di squisita eleganza manierista.
In chiusura la mostra propone –un po’ isolata dal contesto, quasi un’apparizione fantasma dopo i forti accenti seicenteschi- una lastra di marmo che raffigura la Madonna circondata da cherubini recentemente attribuita a Donatello. Un’opera che non mancherà di suscitare polemiche e perplessità…
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E' una mostra splendida. Punto.
Giovanni Mereghetti (Milano)
Ho visto "Siena e Roma" e mi sembra un'ottima mostra. Se 11 disegni di Raffaello e 3 Caravaggio vi sembra poca roba andate a vedere le mostre che sono davvero un bluff. Le fanno anche a Siena, basta ricordarsi di quelle che mettono la parola "Capolavori" nel titolo, abitudine che fa veramente ridere. Dov'è in Italia che non ci sono capolavori?
Vero, sono venuta con degli amici di Verona a Siena nel periodo natalizio è ho visto Siena e Roma. Una mostra molto bella, con tante opere, fra cui anche alcuni Caravaggio e i disegni di Raffaello. Che cosa dovevano fare gli organizzatori, non citarli neanche nel sottotitolo? Un giornale mette in locandina le notizie più appetibili, è normale che una mostra cerchi di evidenziare che cosa ha di meglio. Poi ci si lamenta perché nei musei non ci va nessuno. In quanto titoli "furbetti" mi sembra un esempio eclatante, restando a Siena e fra quelli che ho visto durante la mia visita, quello dei "Capolavori ritrovati in terra di Siena". Ma quali capolavori? Eppure di questa mostra ho visto anche la pubblicità su Exibart e un bell'articolo che ne parlava bene. Queste sì che sono iniziative da stroncare.
Romina Cieri
Che mostra ha visto Giuseppe di Modena? I disegni di Raffaello sono 4 (uno poco più di uno scarabocchio) gli altri, catalogo alla mano, sono copie di bottega da Raffaello. Tre presunti Caravaggio: chi crede ancora che il blu metallico e il ginocchio mozzo del Narciso siano davvero di Caravaggio? Se chi va a visitare le mostre vede dello copie di bottega ed esce convinto di aver visto dei Raffaello, capisco perchè queste mostre abbiano tanto successo. Deluso.