In occasione della celebrazione dei seicento anni dalla nascita di Enea Silvio Piccolomini, grande umanista oltre che papa, Siena e Pienza portano avanti un calendario espositivo che spazia dalla pittura, alla scultura, all’urbanistica.
Mentre Pienza concentra l’attenzione sull’evoluzione architettonica ed urbanistica promulgata da Pio II, sfruttando la suggestiva cornice di Palazzo Piccolomini, del Duomo e la sua stessa planimetria, in quanto emblema della città ideale umanistica, Siena affronta le innovazioni apportate nell’ambito della pittura e della scultura con due grandi mostre che permettono di ammirare capolavori dell’arte quattrocentesca, alcuni dei quali riportati a pieno splendore da accurati restauri conservativi, che hanno anche permesso di intensificare l’attività di studio e attribuzione.
All’interno di Palazzo Squarcialupi, nel complesso museale del Santa Maria della Scala, è possibile seguire e riscoprire, attraverso due percorsi distinti, il pensiero di Enea Silvio Piccolomini che rivoluzionò la cultura artistica senese riportando in auge il gusto per la classicità ed indirizzando la produzione artistica cittadina verso il Rinascimento.
Nel primo percorso, La ‘rinascita’ della scultura: ricerca e restauri, vengono affrontati i grandi cambiamenti introdotti in scultura a partire dalla seconda metà del Quattrocento, soprattutto per quanto riguarda la concezione delle statuaria marmorea e bronzea, delle lastre funerarie delle tombe terragne e dei bronzi monumentali. Tre gli artisti emblema di questa svolta in direzione del classicismo: Donatello, che soggiornò a Siena tra il 1457 ed il 1461, lasciando grandi opere come il San Giovanni Battista del 1455, rivoluzionando letteralmente la scultura grazie all’introduzione di nuove tecniche espressive; Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, che per primo tradusse ed interpretò le dirompenti innovazioni donatelliane ed infine Antonio Federighi, artista prediletto da Pio II e prescelto per importanti commissioni architettoniche e scultoree.
Donatello nel suo soggiorno senese ebbe modo di lasciare un’impronta indelebile nell’arte cittadina: la rivoluzionaria tecnica dello “stiacciato” e gli straordinari effetti prospettici utilizzati per realizzare la Lastra tombale del sepolcro del Vescovo di Grosseto Giovanni Pecci,
Il Tabernacolo eucaristico realizzato dal Vecchietta tra il 1467 ed il 1472 rappresenta uno dei punti di forza della mostra senese assieme alle due Lupe che allattano i gemelli, ubicate fino a poco tempo fa ai lati di Porta Romana e oggi destinate ad un accurato restauro. L’opera del Vecchietta è un’insolita e complessa architettura bronzea che si compone di ben quindici parti fuse indipendentemente e poi assemblate, rifinita come un prezioso oggetto di oreficeria. La pianta circolare del corpo centrale della struttura, il motivo delle grate, le fattezze donatelliane delle figure dislocate sui molteplici livelli del tabernacolo, fanno di esso un concentrato di elementi tipicamente rinascimentali e umanistici.
La mostra Matteo di Giovanni. Cronaca di una strage dipinta, allestita anch’essa a Palazzo Squarcialupi, è una retrospettiva dedicata al pittore originario di Borgo San Sapolcro, apprezzato da Pio II e traspositore in pittura dei principi umanistici rinascimentali. Attraverso alcune opere, tra cui una serie di Madonne col Bambino e Santi, viene documentato il suo percorso artistico di, l’influenza che su di lui hanno esercitato il conterraneo Piero della Francesca e il maestro Vecchietta e soprattutto vengono poste in esame le tre famose tavole illustranti la Strage degli innocenti, secondo la narrazione dell’Evangelista Matteo, realizzate dall’artista nel breve lasso di tempo che va dal 1482 al 1491. Tra gli aspetti più emblematici della pittura di Matteo di Giovanni nelle tre versioni delle Stragi, la capacità di dilatazione dell’inquadratura, le architetture classicheggianti, la galleria di personaggi raffigurati che spesso sfociano nella ritrattistica pura, l’accuratezza nella descrizione delle armi e delle vesti, la capacità di realizzare in pochissimi centimetri di prospettiva i corpicini esanimi dei bambini uccisi, l’effetto di grande concitazione e drammaticità e soprattutto l’intensa capacità narrativa.
sara paradisi
mostra visitata il 23 giugno 2006
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