Psicoanalisi e classicismo sono i due fili conduttori della mostra, le linee guida che secondo Giovanni Faccenda -curatore di questa collettiva insieme a Vittorio Sgarbi- sono gli elementi con cui si sono confrontati gli artisti, i poeti e gli scrittori operanti, soprattutto, nella prima metà del ventesimo secolo. Riassumendo possiamo sintetizzare il tutto in due nomi: Sigmund Freud e Piero della Francesca.
Data l’ampiezza del periodo cronologico preso in considerazione, una serie di sezioni cercano di guidare il visitatore in questa ‘galleria’ del Novecento in cui talvolta i nomi degli artisti sono più altisonanti delle loro opere. Un caso per tutti è quello di Matisse di cui è esposto uno studio giovanile del 1893 –nella sezione Negli anni de “Il grido” , la famosa opera di Munch che è di quello stesso anno- ed è avvicinato a opere quasi coeve di Toulouse-Lautrec e Utrillo. Spostando lo sguardo, nella stessa sala, si notano subito due Magritte facilmente individuabili, accostati ad opere di altri surrealisti come Savino, Ernst, e Chagall; non altrettanto individuabili gli acquerelli di Dalì, due ‘cartoline’ italiane del Lago di Garda e Napoli entrambe del 1949, e di Picasso di cui compare un’opera tarda (del 1965!): Le peintre et son modelle.
Proseguendo il viaggio tra gli artisti e le tendenze del ‘900 si passa nella sezione detta Dopo il ritorno all’ordine con opere di Giorgio de Chirico, come una tela della serie Piazza d’Italia (1955 ca) e Oreste e Pilade (1965): quadri idealmente vicini, ma cronologicamente lontani, alle prime opere metafisiche del pittore. Sempre di de Chirico si segnala il meraviglioso Autoritratto del 1955/’60, chiamato a confrontarsi con tele di Carrà, de Pisis, Morandi, Campigli, Rosai, Casorati e Zoran Music.
Il percorso prosegue nel tempo, tra le molte opere esposte –tutte di proprietà privata- si trovano lavori di Sassu, Guttuso, Ortega, Licini, Marini, le soluzioni informali di Morlotti e Mattioli, le ricerche spaziali di Burri e Fontana e un pastello di Mirò del 1975. Si prosegue poi con le sublimi apparenze di Alechnsky, Appel, Matta, Lam,
con le invenzioni di Vedova e Baj, con la Pop-Art italiana di Schifano, con il nuovo realismo di Arman, Christo, Rotella, e con la transavanguardia di Chia De Maria fino ad arrivare alla resistenza della pittura, ovvero a Botero. Dell’artista colombiano vediamo la tela El presidente (1987) e il grande dittico del 1998 D’après Piero della Francesca che è sicuramente frutto delle lezioni di storia dell’arte di Roberto Longhi che l’artista seguì a Firenze negli anni Cinquanta.
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mostra visitata il 26 marzo 2004
da Picasso a Botero. Capolavori dell’arte del Novecento
Arezzo, Museo Civico d’Arte Moderna e Contemporanea, Piazza San Francesco, 4
Orario: dal martedì al venerdì 10-13, 16,30-19,30; sabato, domenica e festivi 10-13, 16-20. Chiuso il lunedì.
Ingresso: € 7,00; ridotto € 5,00 (dai 6 ai 18 anni, oltre i 65 anni, studenti universitari); gruppi (di almeno 20 persone) € 5,00; gruppi scolastici € 3,00.
Per informazioni: tel 0575377506/9
Prevendita on-line: www.boxoffice.it
La mostra promossa dal Comune di Arezzo, sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, è sponsorizzata da Telemarket, Banca Etruria, La Nazione, Teletruria.
Catalogo a cura di Giovanni Faccenda e Vittorio Sgarbi, con schede di Giuseppe Bonini, Edizioni Torcular, pp. 300 (con illustrazioni a colori) € 30,00
[exibart]
Il comune di Arezzo, attraverso l’avvocato Roberta Ricciarini del 29 aprile 2004 protocollo generale n. 53915–I3, chiede di fare rettifica relativamente al contenuto di questo articolo che sosteneva ‘…e il grande dittico del 1998 D’après Piero della Francesca -in vendita- che è sicuramente frutto delle lezioni di storia dell’arte di Roberto Longhi che l’artista seguì a Firenze negli anni Cinquanta’. |
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bravo gulp, hai detto proprio bene!! ma stai attento che tra poco il Comune di Arezzo manda una diffida per il tuo commento eh!
...e sarebbe interessante indagare cosa ci fa telemarket tra gli sponsor. da scommettere che fra 6 mesi, visto che tlm ora si occupa anche di aste, ti ritrovi qualche pezzo in asta con l'avvallo del catalogo del comune di arezzo e la firma di sgarbi
Non mi pare che l'articolo facesse presumere che il quadro viene venduto dal comune o durante la mostra nel bookshop. mha! Botero o chi altri ne abbia il diritto non può vendere i suoi quadri? In Italia, all'estero.. dove può e gli pare?