-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
fino al 7.I.2005 Paolo Fiorentino – Getaway Firenze, Sergio Tossi
toscana
Città deserte, sopraelevate che curvano a gomito, edifici high-tech. Nastri d’asfalto, geometrie rigorose. E un’atmosfera sospesa. Suggestioni futuribili, su fondo bianco o nero. Visioni di uno spazio urbano raggelato…
Le città sono quelle che il XX secolo ha lanciato verso il nuovo millennio, sembrano contenere la sintesi delle visioni di tre generazioni culturali (o, forse, anche di più, vista l’accelerazione con cui cambia la soggettività dell’osservazione artistica): dall’estetica futurista in poi.
Paolo Fiorentino ha ridotto al minimo l’ingombro sulla tela: sullo sfondo di lucide superfici dipinte a smalto sorgono edifici (industriali? residenziali?) quasi del tutto monocromi. La sottile variazione delle tinte integra la tridimensionalità della rappresentazione, accentuando le ombre o la differenza tra i materiali. Poi ci sono i nastri d’asfalto, ripidi, vertiginosi, che solcano lo spazio solitari o a coppie per sparire dietro un volume e congiungersi, forse, ma solo, asintoticamente, all’infinito.
I landscapes si stagliano contro uno sfondo compatto e impermeabile, rigorosamente bianco (che è più convincente, perché crea una dimensione d’astrazione metafisica dello spazio) o nero (che, invece, appare vagamente descrittivo, meno essenziale).
Sono città realistiche quanto basta per riferirsi ad un immaginario collettivo. Prevale, in contrasto all’ansia della rappresentazione intelligibile, un sentimento di ordine (punti, rette, piani, volumi), che semplifica la componente narrativa.
È indicativo il fatto che le composizioni di Fiorentino passino –in fase progettuale- attraverso l’elaborazione digitale. È la sensibilità degli strumenti, sia creativi che tecnologici, che irrompe nell’ambito di un mezzo tradizionale quale è la pittura su tela.
Raffaele Gavarro, nel testo in catalogo, si interroga: Cosa dipinge oggi un pittore? Come sempre, quello che vede. E Fiorentino vede le città, le guarda con la consapevolezza di chi è sufficientemente calato nella contemporaneità da poterne estrarre la forma primaria. Nessun essere umano popola le città di Getaway, non ci sono automobili che le attraversano, né insegne al neon o nuvole di smog. C’è solo lo spazio, c’è il tempo, gelido e sospeso. C’è, continua Gavarro, l’immagine in bilico tra qualcosa che s’è visto e qualcosa che non può esistere.
pietro gaglianò
mostra vista il 19 dicembre 2004
fino al 7.I.2005
Paolo Fiorentino – Getaway
A cura di Raffaele Gavarro
Firenze, Sergio Tossi Arte Contemporanea
via Ippolito Pindemonte 63 (zona porta romana – via senese)
0552286163, tossiarte@katamail.com , www.tossiarte.it
mar/ven 15 – 19 sab 11 – 13 15 – 19 e su appuntamento
catalogo con testo di Raffaele Gavarro disponibile in galleria
[exibart]