La metafora prende forma nella perfezione del dipinto, nella raffinatezza del dettaglio, nell’affascinante ornamentazione. Un’allegoria intellettuale con cui Piero Pizzi Cannella dialoga simbolicamente negli ultimi cicli di opere Salon de musique e Concerto per pianoforte esposti a Firenze. Nella linearità del contesto le grandi tele creano una suggestione esclusiva e ripropongono con linguaggio avvincente la strategia sovversiva della bella forma. Pizzi Cannella fa arte usando il paradosso della maschera dell’allontanamento. La forma si fa quindi “strategia sovversiva del nascondimento” (Lorand Hegyi). È il suo modo di esprimere la crisi, è l’atto di resistenza invocato da Jean-Francois Lyotard. L’artista romano si fa portavoce della post-narrazione e sublima la melanconia nel suo universo pittorico. Il tentativo riuscitissimo di trarre forza dalla crisi si compie nella ripetitività dei motivi riprodotti: il pianoforte e i lampadari, nella collocazione immaginaria in luoghi colmi di emozioni, nella bellezza sublime senza scopo.
Molte le opere di grande formato, accompagnate da alcuni disegni su cartone, a ripercorrere un ideale percorso tra saloni del Settecento e m
Nel magico scintillio e nella leggerezza di lampadari appesi nel nulla, nell’esaltazione della possente mole di un pianoforte, si esprime l’elegia del simbolo. Ma anche nella raffinatezza e dedizione al dettaglio, nella ripetizione del tema, nelle grandi dimensioni. I delicati lampadari, simboli fragili e sospesi, i pianoforti vigorosi e ben appoggiati. Entrambi stanno sul vuoto che nei primi si veste di tinte scure, quasi ad esorcizzare un mondo nascosto e irraggiungibile, negli altri sbarra come una cortina omogenea la visione di un dietro inesplicabile.
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...dalle stelle alle stalle!!!!