19 maggio 2009

fino al 7.VI.2009 Igor Eškinja Firenze, Villa Bardini

 
Sovrapporre i piani. Le opere restano sulle pareti, attraversano l'aria o è soltanto un'immaginazione? Uno shock non privo d'ilarità chiama in causa l'osservatore. Affinché non veda ciò che vede, e viceversa...

di

Quanto colpisce di Igor Eškinja (Rijeka, 1975; vive a Rijeka, Milano e Venezia) già a una prima osservazione è l’accordo funzionale tra disimpegno e impegno, cioè la facoltà di ricondurre un’impostazione dada ai termini di personale discorso sull’appercezione.
Nello specifico di Made In:side, strisce di adesivo per pacchi attaccate sulle pareti e sul pavimento di una galleria mutano la propria bidimensionalità, in base al punto di vista e alle convenzioni prospettiche dell’osservatore, in un inaspettato senso della profondità. Così le linee verticali e orizzontali di superficie s’assemblano nell’illusione di corpi solidi, scatole di cartone in alternanza chiuse o aperte davanti a noi. Semplice “calembour”? Non proprio.
Analizziamo la scelta di non ricorrere direttamente alle installazioni, quanto alle loro fotografie: si tratta di un filtro necessario a vincolare la distanza e la direzione dello sguardo spettatoriale, considerando che solo in un modo si ottiene l’artificio dell’anamorfosi. Sembrerebbe questa una mossa ingenua, in ripetizione di quanto già sperimentato dall’Op art. Invece sussiste una notevole differenza: se il movimento optical restava ancorato a un’interna sintassi di rigoroso astrattismo, Eškinja balza fuori dall’opera.
Igor Eskinja - Made in:Side - 2007 - stampa lambda - cm 180x120 - courtesy Federico Luger, Milano
Infatti, l’espediente in mostra presso Bardini Contemporanea rimanda per paradossale analogia alla prassi, comune e inevitabile, per cui l’uomo soltanto operando un riconoscimento convenzionale degli oggetti riesce ad abitare il mondo. Ne sono emblema appunto le forme geometriche, nonché questi cubi adesivi, razionalità tutta umana trasposta sul tessuto del reale per una sua/nostra semplificazione.
Dunque, l’artista croato emula con ironia più rigore l’atto conoscitivo, eleggendo al contempo l’arte a strumento critico d’analisi linguistica, probabilmente perché l’arte, pure essa un linguaggio, si dà regole solo per disfarle.
Inoltre, le opere sono effimere: anche se esistite in altri luoghi non specificati, per insistere necessitano di un bloccaggio su pellicola. La loro “attimalità” è una consapevole resa alla necessità vitale dello spazio e del tempo. Come a dire che l’inganno è bello perché dura poco. Ciò nonostante, non si dovrebbe considerare l’azione di Eškinja – il cui effetto è tanto simile a una vertigine istantanea – come la constatazione di una sconfitta. In fin dei conti, i suoi lavori tendono soprattutto a rivelare l’ambiguità dell’immagine, amplificando il valore e la possibilità dell’immedesimazione.
Igor Eskinja - Made in:Side - 2006 - stampa lambda - cm 180x120 - courtesy Federico Luger, Milano
A teatro come davanti a un quadro, siamo sempre potenzialmente liberi di credere o non credere. Perché non attribuire anche alla vita il medesimo carattere d’irreale realtà? La magnificazione dell’atto conoscitivo – da noi considerato fondamentale per l’esistenza – non è forse un’estrema autodifesa?

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dal 9 aprile al 7 giugno 2009
Igor Eškinja – Made In:side
a cura di Alberto Salvadori
Villa Bardini – BardiniContemporanea
Costa San Giorgio, 2 – 50125 Firenze
Orario: da mercoledì a domenica ore 10-18
Ingresso libero
Catalogo con testi di Alberto Salvadori, Roberta Tenconi e Leigh Markopoulos
Info: tel. +39 0552347273; fax +39 0552347361; info@bardinipeyron.it; www.bardinipeyron.it

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1 commento

  1. un artista che esorcizza bene il periodo di crisi creativa che attraversa l’arte. Riesce anche ad evitare di compiacere e rassicurare riproponendo dinamiche da anni ’90 come artisti più modaioli come vascell e trevisanius.

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