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Vive tra Milano, Toronto e Bodrum, Anila Rubiku (Durazzo, 1970), artista albanese di nascita ma cosmopolita per vocazione. L’Albania l’ha lasciata presto, negli anni Novanta, non appena compiuti gli studi all’Accademia di Tirana, eppure ci torna spesso, con la mente prima che con il fisico. Non di rado infatti i suoi lavori riflettono la sua condizione di artista emigrata, formatasi in patria ma fuoriuscita per ansia di ricerca e conoscenza. La casa, i legami familiari, le relazioni amorose ma anche l’inequità della giustizia e la follia della dittatura, sono i temi portanti del suo lavoro, desunti dai luoghi d’origine e subito estesi a condizioni universali, a parametri di giudizio della dimensione umana, sociale e psicologica. Un’artista impegnata che riesce a fare di se stessa un transfer per rivendicare i diritti di tutti e dell’opera uno schermo su cui importare quello che si è e quello che si è stato, la cultura di partenza e quella di approdo, la storia individuale e quella collettiva. A questa condizione personale che si plasma e si fonde con quella universale guarda anche la sua nuova personale “The consequences of love”, allestita a Pietrasanta, presso Kyro Art Gallery, la prima in Italia dal 2009.
The consequences of love, Anila Rubiku
Curata da Gianluca Marziani, la mostra si riallaccia semanticamente ad un progetto condotto dall’artista nel 2013 sulle carceri femminili albanesi, in particolare sulle detenute ree di aver assassinato i mariti per gelosia, dunque colpevoli per amore. L’artista non le assolve né le commisera, ma ne indaga la condizione di prigionia, interiore oltre che esteriore, colpite al cuore oltre che nel fisico, private in un sol colpo dell’amore e della libertà, vittime della loro vittima, colpevoli di un sentimento che non hanno saputo gestire. Il tema, dal quale si sente coinvolta in quanto donna, trascende il personale, il caso specifico, per farsi dimensione categoriale, sublimata come tale in un simbolo, quello della catena, metafora della prigionia, di un legame che si fa vincolo, costrizione, ma anche di una amore finito male, sfociato in un attimo di follia. Paradigmatica appare l’opera “2,38 grams of love” in cui una catena d’oro è accolta nella concavità di un guantone da baseball in marmo bianco statuario, reliquia dell’amore perduto. La scultura, evidente omaggio a Pietrasanta e alla sua consolidata tradizione plastica, offre una misura all’amore nello stridente rapporto tra la grandezza del guanto e la piccolezza della catena, ma anche tra la preziosità del materiale e l’esiguità della misura.
Circa venti lavori compongono il percorso, concettualmente problematico ed esteticamente convincente. Disegni, acquerelli, ma anche monotipi e sculture, di marmo o legno, con oro o capelli sintetici, costituiscono il variegato universo materico dell’artista. Se assai varie appaiono le tecniche, unico è il motivo iconografico, eletto a nuovo simbolo coniugale, tragico e delittuoso. Una mostra in cui il singolo è il tutto, mentre il simbolo diviene concetto e i materiali pittorici, scultorei e oggettuali si fondono nelle antitesi femminino-mascolino, realtà e finzione. I titoli, incisi su cartellini, imperituri, simili a liriche condanne, costituiscono precise chiavi di lettura, utili alla destrutturzione del tema. Sono desunti dalla poesia e della musica (dalla classica al jazz), arti da sempre dedite all’amore, a cantarne gioie e dolori. Catene tese, abbandonate, simulate, proposte, strette fino a formare nodi, inestricabili grovigli nei quali l’animo si perde e con esso la nostra umanità e il senso stesso della vita.
Carmelo Cipriani
mostra visitata il 20 luglio
Dal 7 luglio al 7 agosto 2018
The consequences of love, Anila Rubiku
Via P. E. Barsanti 29, 55045 Pietrasanta (LU)
Orari: da lunedì a domenica, dalle 11 alle 13 e dalle 18 alle 24. Chiuso il martedì
Info: +39 3341147775
info@kyroartgallery.com
www.kyroartgallery.com