Categorie: toscana

Fino al 8.III.2002 | Sarenco | Firenze, Centro d’arte SpazioTempo

di - 21 Febbraio 2002

Poeta, artista, regista, tante attività in una sola persona, in una sola mente. Isaia Mabellini alias Sarenco, e chi altri? Impossibile voler distinguere tra poeta e artista se si parla di poesia visiva. Sì, proprio da lì è partito l’artista d’origini bresciane. Intorno al Sessanta entrò a far parte dello storico gruppo fiorentino denominato, appunto, Poesia Visiva.
Agli inizi degli anni Ottanta, Sarenco si dirige verso altre mete, verso terre esotiche, alla ricerca del nuovo e del diverso. Decide di scegliere la terra del Safari, quella che diventerà la sua Africa, alla quale tutt’ora è legato da un doppio filo, proprio come dimostra questa esposizione.
Ed eccolo ora a Firenze, proprio da dove aveva iniziato, a riproporre al pubblico la Platea dell’Umanità, realizzata per la sua sala personale alla Biennale di Venezia 2001.
Un’iscrizione, a scopo didascalico, ci spiega l’installazione. Una glorificazione delle gesta dei guerriglieri Mau Mau, che si impegnarono, nelle foreste del monte Kenya tra il 1952 e il 1963, nella lotta per liberazione del Paese dalla dominazione inglese. Sarenco si autoritrae, seduto su una panchina, insieme al giornalista David Njaci, il quale gli sta raccontando l’accaduto. Intanto i due assistono ad una scena: l’onorificenza, da parte del futuro Presidente della Repubblica Kenyatta, per gli eroi dell’impresa militare. Intenzione dell’artista è proprio quella di celebrare questi uomini/personaggi, dei quali viene ricordato il nome nell’epigrafe posta a corredo del lavoro.
L’installazione è come se vivesse in un suo habitat naturale, tutta avvolta dalle oltre 300 opere, realizzate a Malindi, in Kenya, da artisti e artigiani locali e appartenenti a un periodo che va dal 1990 al 2001.
Sono i colori i protagonisti dell’intera esposizione. L’occhio dello spettatore, a primo impatto, percepisce l’assoluta presenza del colore: giallo, verde, rosso, blu, nero, bianco… Poi, soffermandosi ad osservare, riesce a distinguere le parole; o meglio la parole che va a costituire quell’insieme che è detto langue: il messaggio che l’artista vuol lanciare al pubblico. Dunque dal particolare all’universale, ecco la giusta chiave di lettura, non una, ma tante quanti saranno gli spettatori. L’artista vuole parlare a tutti e trasmette loro in uno, nessuno e centomila modi.
Gli argomenti delle poesie visive sono infiniti: l’amore, il cinema, la musica, l’arte, la poesia, e vanno a costituire l’intero Poema della mente di Sarenco, che si esplicita in brevi, ma incisivi versi.

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Sarenco alla Biennale

Elena Parenti


Informazioni:
9-II-2002/8-III-2002
Centro d’Arte SpazioTempo
P.za Peruzzi, 15r
Tel. 055.218678/ 335.5723503
Fax 055.287590
e-mail: info@spaziotempo.com
Orario: dal martedì al sabato
10.30-13.00/16.00-19.30
chiuso festivi e lunedì
Ingresso gratuito
Catalogo: Sarenco detto anche il poeta
a cura di Achille Bonito Oliva,
Giampaolo Prearo Editore, Milano 2001


[exibart]

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