Divisa in tre sedi – e per i volonterosi che vogliano seguire le indicazioni del catalogo sparsa capillarmente sul territorio pratese – la mostra si propone di indagare la cultura pittorica pratese nell’arco di un secolo.
La prima parte, a Poggio a Caiano, è dedicata alla pittura della seconda metà del Cinquecento. Si seguono nelle opere di Poppi e Giovan Battista Naldini gli svolgimenti dell’eredità pontormesca e la fortuna della ‘maniera’. Da un lato risulta evidente la dipendenza di Prato e del suo territorio dalle opere dei contemporanei maestri
A Prato, presso le Antiche Stanze di Santa Caterina, il cinquantennio successivo si apre all’insegna delle ricerche di luce testimoniate dalle bellissime tele di Battistello Caracciolo e Trophime Bigot, caravaggeschi, in cui il tema della Lux in nocte! arriva a effetti di magnifica suggestione.
L’avanzare del secolo mostra le grandi tele per chiese e conventi, dal consapevole tentativo di Passignano di adeguarsi alle esigenze della chiesa post-tridentina, evidente nella semplificazione delle composizioni e nel recupero di elementi della tradizione sartesca e raffaellesca, arricchite dalla conoscenza della pittura veneta e del suo intenso colorismo; per culminare in opere di grande forza persuasiva e retorica, secondo poetiche care all’arte barocca.e tra le quali spicca la ruvida e severa interpretazione di Mario Balassi. Accostate alla produzione ufficiale troviamo numerose opere devozionali
Il percorso è reso poi completo dall’esposizione al Museo del tessuto, che può esser significativo prologo o chiusura di questo percorso. I frammenti di tessuto, restaurati, testimoniano l’alto livello qualitativo raggiunto dalle manifatture italiane nella lavorazione della seta, sulla quale anche Prato ha fondato le sue fortune mercantili.
La celebrazione del Privilegio di essere città, concesso a Prato da Ferdinandi II de Medici nel 1653, conclude idealmente il percorso della mostra che ne documenta l’ascesa, nel duplice registro sacro e civile, e che ci invita alla scoperta di un territorio ‘minore’ e delle sua operosità artistica e culturale.
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Silvia Bonacini
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