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Corre l’anno 1270 a.C., sulle sponde dell’Oronte, in Siria, gli eserciti di due grandi imperi si fronteggiano sullo sfondo di una città fortificata. Il suo nome resterà legato nei secoli alla memoria della prima battaglia della storia di cui rimanga documentazione: la Battaglia di Qadesh, combattuta dalle truppe egiziane di Ramesse II contro l’esercito ittita di Mutawalli II. Lo scontro non vede un vero vincitore e non conosce altra conseguenza che il consolidamento di un equilibrio politico che si manterrà per altri due secoli. Il faraone, dunque, torna in patria senza il consueto bottino di guerra, eppure sfrutta la situazione per un memorabile ciclo di celebrazione della propria persona e della casa regnante. Denigrando l’azione sul campo dell’esercito, Ramesse accentra su di sé i meriti e si fa effigiare come eroe nei più importanti templi del regno: Abu Simbel, Luxor, Karnak, Abido e il Ramasseum di Tebe. In questo modo viene tramandata la prima cronaca (certamente virata a uso demagogico) di una battaglia.
A Qadesh si sono incontrate due visioni del mondo totalmente differenti, ne sono testimonianza gli scambi epistolari che seguono la battaglia in cui vengono anche concluse le nozze tra Ramesse e una figlia del sovrano ittita. Da un lato si erge il faraone che fonda il proprio potere e la supremazia dell’Egitto sull’assunzione della propria divinità, inconfutabile anche agli occhi di tutti i sudditi che vedono come impossibile la sua sconfitta in guerra (da qui la necessità delle celebrazioni dopo Qadesh). Dall’altra parte del confine c’è il mondo degli Ittiti, pragmatico e burocratico, che nella guerra vede un’ordalia, un confronto necessario il cui esito è rimesso all’equità degli dei.
La mostra allestita al Museo Archeologico vuole ricostruire le vicende legate a questo evento proponendo al pubblico le testimonianze delle due culture che si scontrano sul campo di Qadesh. In questa prospettiva sono stati selezionati gli oggetti esposti, così come sono stati realizzati i due grandi plastici che rappresentano le fasi della battaglia e tutto il materiale didattico a disposizione del visitatore: un vasto apparato documentario che nasce dalla collaborazione di insigni studiosi italiani e stranieri.
L’Italia non ha mai potuto compiere scavi archeologici in Turchia, quindi, per rappresentare la cultura di Hatti sono stati fatti arrivare reperti dal Louvre e dal Museo di Berlino; un’occasione per poter osservare in Italia le bellissime statuette in bronzo rappresentanti eroi e divinità. Tra i reperti egiziani va segnalato il carro della XVIII dinastia conservato al Museo di Firenze, si tratta attualmente dell’unico esemplare che non provenga da una sepoltura reale.
Pietro Gaglianò
Fino al 8.XII.2002
La Battaglia di Qadesh
Firenze, Museo Archeologico Nazionale, via della Colonna 36
A cura di Maria Cristina Guidotti
Ingresso: 4 Euro
Orario: lun 14-19; mar, Giò 8.30-19.00, mer, ven, sab, dom 8.30-14.00
Info: 055 2654321
Catalogo Sillabe, 30.00 Euro
Ufficio Stampa: Cristina Pariset, 02 4812584
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