I Caravaggio indiscussi in mostra sono cinque, di cui solo
la Medusa
rimane stabile agli Uffizi, mentre a Pitti spiccano l’Amore Dormiente, il Bacco, il Sacrificio di Isacco, il Ritratto del cavaliere di
Malta,
sufficienti a coprire in istantanee le varie fasi della pittura caravaggesca e
i suoi leitmotiv. Accanto a loro però vengono presentate nuove attribuzioni e
opere più incerte e dibattute dai critici: dal Cavadenti, proposto come quadro fondante la
pittura di genere,
qualità altissima e analogie caravaggesche, sino ai quadri della Fondazione
Longhi, come il Ragazzo morso dal Ramarro.
Si tratta di un approccio molto più problematico e aperto
ai vari filoni di studi che vedono da sempre gli esperti in lotta fra restrizionisti
e espansionisti. Così come nel catalogo viene fatto il punto delle ricerche sui
documenti relativi a Caravaggio e viene proposto un nuovo itinerario per il suo
ultimo viaggio che lo doveva portare verso Livorno e la corte, aperta e
cosmopolita, dei Medici. “Il Caravaggio quand’era nei pressi di Porto Ercole,
s’apprestava forse a venire a Firenze. O magari a tornarci”. Così Antonio Natali sceglie fra le opere fiorentine
quelle che idealmente avrebbero potuto attrarre un pittore vocato al “naturale”.
Tuttavia, la vera occasione consiste nello scoprire
l’enorme portato che Caravaggio fu capace di lasciare intorno e dietro di sé,
pure in una città conservatrice come la Firenze del primo Seicento, dove i
Medici – in particolare Cosimo II – ammassarono opere di gusto caravaggesco a
date precoci, senza però riuscire a infiammare i pittori toscani, che in mostra
sono episodici, come lo fu per loro il modello caravaggesco.
Una sala è dedicata ad Artemisia Gentileschi, che a Firenze trascorse quasi
dieci anni e che è ampiamente rappresentata da quadri d’impatto, così come tra
Pitti e Villa Bardini i vecchi rugosi e le carni cadenti di Ribera ottengono un risalto maggiore di
quello a loro abitualmente riservato. La collocazione felice premia anche la
qualità di quadri come l’Amore vincitore di Orazio Riminaldi o La Negazione di Pietro di Valentin.
Interessante storicamente anche il tentativo di
ricostruire la genesi della cappella Guicciardini in Santa Felicita, mai
realizzata ma documentata e ampiamente studiata, con gli apporti di Cecco
del Caravaggio,
che di Caravaggio era stato modello e forse amante, di Gherardo delle Notti, con l’Adorazione ormai ridotta a frammento
evocativo ma con suggestive scene a lume di notte, e dello Spadarino.
Un tentativo di innovazione che finiva per apparire troppo
avanguardistico e anticonvenzionale e che non venne mai posto in opera, coi
quadri venduti o dispersi come le storie dei loro autori, faticosamente
ricostruite per restituirle alla nostra attenzione e per istigarci a una
curiosità intellettuale che comprenda, oltre a Caravaggio, anche i
caravaggeschi.
Caro
Caravaggio
Con
Francis Bacon a Roma
silvia bonacini
mostra visitata il 22-23 maggio 2010
dal 22 maggio 2010 al 9 gennaio 2011
Caravaggio
e caravaggeschi a Firenze
a cura di Stefano Casciu, Antonio
Natali e Gianni Papi
Galleria degli Uffizi
Piazzale degli Uffizi – 50122 Firenze
Palazzo Pitti – Galleria Palatina
Piazza dei Pitti – 50125 Firenze
Villa Bardini
Costa San Giorgio, 2 – 50125 Firenze
Orario: da martedì a domenica ore 8.15-18.50 (Villa Bardini ore10-18)
Ingresso (valido per le tre mostre): intero € 25;ridotto € 14,50
Catalogo Giunti-Sillabe
Info: tel. +39 055290112; www.unannoadarte.it
[exibart]
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