31 gennaio 2002

Fino al 9.II.2002 Simona Weller . Alla Ricerca del segno perduto Livorno, Galleria Giraldi

 
Trama di scrittura, parola leggibile o fonema indecifrabile, il segno di Simona Weller, di volta in volta, si trasforma e si nasconde tra le pieghe di altre storie...

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Con l’antologica “Alla ricerca del segno perduto” allestita nelle sale della Galleria Giraldi di Livorno, il curatore Sandro Barbagallo porta in primo piano il tema della ricerca pittorica di Simona Weller con risvolti singolari. Innanzitutto la presenza dei vasi di ceramica, collocati all’ingresso e nella sezione conclusiva della esposizione, introduce la personalità multiforme dell’artista, mentre il felice accenno al mondo surreale e naturalistico riassume efficacemente, nei primi lavori maturi, gli esordi accreditati dalla critica. Simona Weller
Negli anni ’70 l’artista riparte da zero riscoprendo la possibilità di gremire un quadro di segni e parole oltre che di colori. Ben presto le lavagne ed i quaderni per bambini divengono i suoi trompe l’oeil, come nel caso di “Torna un campo di grano” (1972) esposto alla X Quadriennale, un omaggio indiretto alla morte di Van Gogh rivelato dall’emblematica data “Auvers, 9 luglio 1890”. A queste opere si alternano grandi tele colorate in cui una parola tracciata all’infinito si stratifica per formare una trama o una tessitura ottenendo, su una struttura piatta, uno straordinario effetto di profondità se si osserva il quadro da lontano. Simona Weller A poco a poco si cerca di forzare la pittura scritta della Weller nella corrente della poesia visiva, ma l’artista non ci si riconosce. Successivamente, lo studio concettuale sull’opera di Seurat, da cui prende, scompone e reinventa particolari da la “Grande Jatte”, le permette di lavorare sulla “tache”. Macchie di colore cancellano e ritmano la scrittura sottostante. Siamo nel 1978, lo stesso anno dell’invito alla Biennale di Venezia nella mostra “Dalla pagina allo spazio”. Per l’occasione Simona Weller compone, in moduli quadrati, l’idea di un “Diario al muro” in cui ripercorre le tappe della sua pittura scritta. Si perfeziona, così, un ciclo della sua ricerca. Attraverso una costruttiva fase di transizione la sua attenzione si va ora focalizzando sullo spazio cubista. Simona Weller Da Braque, Picasso, Severini, isola particolari che fonde con frammenti del proprio vissuto e con reperti dei suoi vecchi quadri. Nell’invito alla Quadriennale del 1986 il segno della Weller si muta in una sorta di moduli macroscopici con l’apparente andamento di un’onda. In realtà, a ben guardare, non si tratta altro che di frammenti di parole. Da qui in poi prende avvio una fase fortemente sperimentale culminata negli anni novanta. Quadri in rilievo, telai a vista, squarci definiscono “Gli allegri naufragi” ispirati ai celebri versi di Ungaretti.Simona Weller Nelle opere più recenti (2000 – 2001), invece, ci si trova di fronte ad una ricerca in fieri, sospesa tra l’influenza del passato e le possibili ingerenze future in una pittura. A tutto questo, e all’assiduo impegno di Simona Weller sul fronte letterario rivolto alla presenza delle donne nel mondo dell’Arte, l’evento livornese guarda con entusiasmo cercando di far ottenere ad un lavoro ampiamente storicizzato un nuovo, ulteriore, meritato riconoscimento.

Silvia Fierabracci


Simona Weller. Alla ricerca del segno perduto
GALLERIA GIRALDI, Piazza Repubblica, 59 – Livorno; Visitabile fino al 9 Febbraio 2002; Orario: feriali dalle 10.00 /13.00 – 17.00/20.00 ; Catalogo in tiratura limitata (1500 copie) a cura di Sandro Barbagallo con contributi critici dal 1966 ad oggi. Stampa Bandecchi & Vivaldi, Pontedera – Edizioni Giraldi © 2001


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