Categorie: toscana

fino all’1.III.2010 | Sergio Piccoli | Prato, Open Art

di - 1 Febbraio 2010
Beatrice Buscaroli, co-curatrice del Padiglione Italia
alla Biennale 2009 e futura componente del comitato scientifico del Maxxi,
porta a Prato Sergio Piccoli (Verona, 1946) in un’antologica che ripercorre il suo
ultimo periodo: un’accurata selezione di opere, tele e carte dal ‘98 a oggi.
Entrando in galleria, una vibrante successione di macchie
di colore. Lampi d’energia, nati dagli imprevisti accostamenti cromatici,
attraggono. Lo sguardo è catturato e i sensi sono coinvolti da un estremo
sensualismo. Ci si accorge subito di trovarsi di fronte a una pittura che sa
trasmettere una “energia positiva”, una carica vitale che risulta essere
empatica, quasi terapeutica.
Le tele di Piccoli sono opere di grande forza, in cui si
legge una personale rilettura della tradizione dell’Espressionismo astratto
americano che, aiutata dal recupero della tradizione del Colorismo veneto, si
traduce nella capacità di donare emozioni, riconducendo l’ispirazione pittorica
a puri impulsi spirituali, a una necessità interiore.
In un dialogo positivo col reale, l’approccio di Piccoli
ai dati di natura è condotto senza metodo, sul filo di un rapporto immediato,
di un’emozione che – nel descrivere una natura agitata e mutevole – annulla
l’orizzonte, elimina inganni prospettici, cancella la mimesi. La sua è un’emozione
talmente evidente che, nel negare la codificazione simbolica della natura, ne
scioglie ogni struttura in una luce che abbaglia, che riduce le distanze
terrestri ma apre al movimento, al vitalismo, all’energia dell’universo.

Nelle opere in mostra si riconosce quel progressivo
scioglimento d’ogni struttura naturale che, maturato con estrema coerenza nel
corso della sua carriera, ha permesso a Piccoli di trovare un metro unitario in
una stesura ampia, illimitata fino all’informe.
Le macchie di colore, che dal centro si portano sino ai
bordi della tela e che ne costituiscono la sua particolare cifra stilistica,
sono chiazze monocrome dalle molteplici velature sovrapposte, che ne rendono
profondo e complesso lo strato superficiale e portano a uno sprofondamento
interno. Sono superfici apollinee, che distolgono lo spettatore dal controllo
del reale. Ma dai bordi irregolari di queste falde espanse si leva un canto
brulicante, incisivo, di valori terreni, immanenti, determinato dalla tensione
gestuale affidata ai piaceri dell’attimo.
Così, a differenza delle campiture di Rothko, che suscitano atmosfere
immateriali, di pace, quasi apparizioni del divino, e a differenza degli spazi
vuoti al centro della tele di Sam Francis, che producono quel senso di pienezza del nulla, le
tele di Piccoli assecondano una visione inquieta ed elettrica.

Queste macchie nascondono ma nello stesso tempo
attraggono. Negano una codificazione visuale della natura ma allo stesso tempo
funzionano come uno schermo: come metafora della cultura visuale e delle
sovrastrutture culturali dietro le quali si cela la vera vita. Per cui queste
suggestive superfici coprono per attirarci maggiormente verso il reale, così
caotico, energetico, emozionante, viscerale, che sempre ci seduce.

alessio cardin
mostra visitata il 9 gennaio 2010


dal 9 gennaio al primo marzo 2010
Sergio
Piccoli – Un Colloquio Infinito
a cura di Beatrice Buscaroli
Galleria Open Art
Viale della Repubblica, 24 – 59100 Prato
Orario: da lunedì a venerdì
ore 16-20; sabato ore 10.30-13 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 0574538003; fax +39 0574537808; info@openart.it; www.openart.it

[exibart]


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