L’anno 2006 rappresenta per Volterra una data importante. Ricorre infatti il primo centenario della fondazione della Pinacoteca Civica, occasione che ha visto il costituirsi di un Comitato apposito, con un proprio ruolo e una propria autonomia scientifica e finanziaria, deputato ai festeggiamenti, il fulcro dei quali è rappresentato dalla mostra “Volterra d’oro e di pietra.
La Pinacoteca Civica nasce nel lontano 1905 per volontà dell’allora soprintendente delle Belle Arti Corrado Ricci, il quale sostenne il recupero di capolavori nascosti o ingiustamente rinchiusi, rendendoli visibili alla città. Dagli anni ’20 la fama della Pinacoteca crebbe sempre più, grazie sia al passaggio di eminenti personalità come Gabriele D’Annunzio, sia a mirate operazioni di marketing, molte delle quali incentrate sulla fama pressoché universale della Deposizione di Rosso Fiorentino. Nel 1982 la Pinacoteca lasciò la sede originaria per trasferirsi definitivamente nel Palazzo Minucci Solaini, dopo un accurato restauro durato circa vent’anni.
L’intento di conservazione delle opere d’arte e la trasmissione della memoria è ciò che oggi, come nel 1905, anima la mostra Volterra d’oro e di pietra che sceglie il suggestivo Palazzo dei Priori come propria sede, riconsegnandolo a nuova vita dopo un lungo ed intenso restauro. Un intervento impegnativo ha permesso infatti di riutilizzare il secondo ed il terzo piano dell’antico edificio, fino a poco tempo fa adibiti ad ospitare gli uffici amministrativi e l’archivio del Comune. L’allestimento realizzato per la mostra, nonostante sia composto da moderni e schematici moduli componibili, si inserisce armoniosamente nel contesto antico, grazie anche al tipo di tinteggiatura utilizzato: un rosso cardinale che allude al colore dei mantelli delle Madonne su tavola.
Un corpus di 200 opere circa offre un’ampia panoramica della ricca produzione artistica e architettonica di Volterra, centro medioevale tra i più interessanti e meglio conservati della Toscana. E chi pensasse a Volterra soltanto come sinonimo di arte etrusca dovrà ricredersi di fronte ad una così vasta quantità di opere realizzate tra il X e il XV secolo, capolavori che per l’occasione sono stati suddivisi sia cronologicamente che
Tra il X e il XV secolo Volterra, già importante diocesi dell’Italia centrale, si afferma prima come libero comune per poi entrare nell’orbita di Firenze. L’avvicinarsi di Volterra all’influenza fiorentina, e l’estendersi dei territori della diocesi alle aree pisane e senesi, fa si che la città si avvalga di maestranze esterne. Grandi artisti come Cenni di Francesco, Taddeo di Bartolo, Priamo della Quercia, Neri di Bicci, Benozzo Gozzoli, Domenico Ghirlandaio e Luca Signorelli, lasciano a Volterra testimonianze di grande valore e soprattutto innescano nella cultura locale un forte stimolo produttivo.
Volterra d’oro e di pietra raccoglie preziose opere d’arte come l’Annunciazione di Francesco di Valdambrino (XV sec.), la Madonna in trono con bambino di Taddeo di Bartolo (XV sec.), la Bibbia di Calci datata 1168, le sculture robbiane, le oreficerie di ambito senese tra cui spicca il Reliquiario della testa di San Vittore (XIV sec.), i sigilli e le monete di zecca volterrana, i libri della magistratura, la Guaita di Tavale del 1158, una delle testimonianze più antiche della lingua italiana.
L’ampia panoramica sulla Volterra medioevale prosegue anche al di fuori del Palazzo dei Priori, estendendosi negli itinerari urbani, offrendo così al visitatore la possibilità di immergersi in un tessuto cittadino permeato da secoli di storia grazie alla presenza di numerosi edifici medioevali ottimamente conservati.
sara paradisi
mostra visitata il 20 luglio 2006
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