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07
dicembre 2009
fino all’8.XII.2009 Richard Avedon Lucca, Palazzo Ducale
toscana
Lo scheletro d’un uomo si aggira tra le pagine del New Yorker. Ma bisogna stabilirne il significato: simbolo della vanitas o inaspettata possibilità di essere trendy, anche da morti?...
Fuori del turbinio delle sperimentazioni tecniche e
formali continuamente operate dalla fotografia di moda, vi è un fattore
residuale in grado di restare estraneo a ogni tentativo dissacratorio: è
l’immaginazione della morte. Certo, non è difficile comprendere i motivi di
tale idiosincrasia, poiché in qualsiasi modo si voglia intendere il fine della
forma espressiva in questione – cioè come invito alla libertà o come invito
agli acquisti – comunque bisogna presupporle l’esistenza di un’umanità giovane,
bella e agiata: caratteristiche che s’accordano necessariamente a un’idea di
vitalità.
C’è però nel passato una specifica eccezione, rilevante
soprattutto ora che le situazioni “costruite” per la pubblicità glamour – in
alternanza misteriose, trash, orgiastiche – per eccesso stanno diventando
stereotipate quanto il ritratto di un uomo medio. L’occasione di riscoperta è
data dal Lucca Digital Photo Fest, che tra le mostre di spicco dell’attuale edizione
presenta appunto In memory of the late Mr. and Mrs. Comfort.
Occorre tornare al 1995 quando Richard Avedon (New York, 1923 – San Antonio,
2004), a conclusione di un percorso che ne ha decretato maestria e successo,
abbandona gli splendori dell’universo moda. L’autore, che con incidenza
eccezionale ha contribuito al rinnovamento del genere dal secondo dopoguerra in
poi, inaspettatamente sentenzia la fine delle proprie creazioni, come un’antica
divinità che decida di riprendersi la vita da sé generata.
L’idea risolutiva è perentoria: uno scenario apocalittico,
una modella dai tratti molto decisi e, colpo di scena, un lugubre scheletro in
sostituzione dell’uomo. Ecco che vita e morte sono costrette a fronteggiarsi e
raffrontarsi, nello svolgersi di una strana danza, i cui passi restano sospesi
fra surrealtà e incubo. Nota costante degli scatti, il riferimento
all’effimero, alla ineludibile marcescenza a cui è destinata ogni cosa, anche
la più bella. Dunque la moda, lungi dall’essere un elisir d’esistenza perenne,
viene svelandosi come artificio totale.
Se l’analisi di Avedon raggiunge risultati estetici d’alto
livello, e se merita assoluto rispetto per la perizia e la meticolosità con cui
è svolta, tuttavia non centra il proprio obiettivo. Ovvero la storia di Mr.
and Mrs. Comfort non
riesce a essere una rivoluzione, ma una giustapposizione: la morte non diviene
vera protagonista, è semmai la moda a penetrare negli ambiti dell’oscura
signora e ad aggraziarne l’aspetto.
Il peccato originale che inficia l’operazione è lo stile:
il fotografo non sa rinunciare alla composizione, alle pose, alle luci
calibrate, e soprattutto al fascino dei bellissimi abiti. Perciò, invece di
compromettere il genere, in quell’occasione lo si rinvigorì, spingendone di un
tratto più in là il limite consentito.
formali continuamente operate dalla fotografia di moda, vi è un fattore
residuale in grado di restare estraneo a ogni tentativo dissacratorio: è
l’immaginazione della morte. Certo, non è difficile comprendere i motivi di
tale idiosincrasia, poiché in qualsiasi modo si voglia intendere il fine della
forma espressiva in questione – cioè come invito alla libertà o come invito
agli acquisti – comunque bisogna presupporle l’esistenza di un’umanità giovane,
bella e agiata: caratteristiche che s’accordano necessariamente a un’idea di
vitalità.
C’è però nel passato una specifica eccezione, rilevante
soprattutto ora che le situazioni “costruite” per la pubblicità glamour – in
alternanza misteriose, trash, orgiastiche – per eccesso stanno diventando
stereotipate quanto il ritratto di un uomo medio. L’occasione di riscoperta è
data dal Lucca Digital Photo Fest, che tra le mostre di spicco dell’attuale edizione
presenta appunto In memory of the late Mr. and Mrs. Comfort.
Occorre tornare al 1995 quando Richard Avedon (New York, 1923 – San Antonio,
2004), a conclusione di un percorso che ne ha decretato maestria e successo,
abbandona gli splendori dell’universo moda. L’autore, che con incidenza
eccezionale ha contribuito al rinnovamento del genere dal secondo dopoguerra in
poi, inaspettatamente sentenzia la fine delle proprie creazioni, come un’antica
divinità che decida di riprendersi la vita da sé generata.
L’idea risolutiva è perentoria: uno scenario apocalittico,
una modella dai tratti molto decisi e, colpo di scena, un lugubre scheletro in
sostituzione dell’uomo. Ecco che vita e morte sono costrette a fronteggiarsi e
raffrontarsi, nello svolgersi di una strana danza, i cui passi restano sospesi
fra surrealtà e incubo. Nota costante degli scatti, il riferimento
all’effimero, alla ineludibile marcescenza a cui è destinata ogni cosa, anche
la più bella. Dunque la moda, lungi dall’essere un elisir d’esistenza perenne,
viene svelandosi come artificio totale.
Se l’analisi di Avedon raggiunge risultati estetici d’alto
livello, e se merita assoluto rispetto per la perizia e la meticolosità con cui
è svolta, tuttavia non centra il proprio obiettivo. Ovvero la storia di Mr.
and Mrs. Comfort non
riesce a essere una rivoluzione, ma una giustapposizione: la morte non diviene
vera protagonista, è semmai la moda a penetrare negli ambiti dell’oscura
signora e ad aggraziarne l’aspetto.
Il peccato originale che inficia l’operazione è lo stile:
il fotografo non sa rinunciare alla composizione, alle pose, alle luci
calibrate, e soprattutto al fascino dei bellissimi abiti. Perciò, invece di
compromettere il genere, in quell’occasione lo si rinvigorì, spingendone di un
tratto più in là il limite consentito.
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mostra visitata il 28 ottobre 2009
dal 13 novembre
all’otto dicembre 2009
Richard Avedon – In Memory of
the Late Mr. and Mrs. Comfort
Palazzo Ducale
Via Carrara, 1 – 55100 Lucca
Orario: tutti i giorni ore 10-19.30
Ingresso: € 8
Info: tel. +39 05835899215; fax +39 05835899214; info@ldpf.it;
www.ldpf.it
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