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Picasso e la modernità spagnola | Palazzo Strozzi, Firenze

di - 26 Gennaio 2015
Credo sia molto difficile allestire una buona mostra su Picasso, che dica realmente qualcosa, e non solo forte del nome di vasto richiamo. Ma il problema della mostra “Picasso e la modernità spagnola”, ospitata fino a ieri a Palazzo Strozzi, non è stato l’uso del nome di Picasso come specchietto per le allodole perché le opere di Picasso c’erano, e d erano anche buone. Solo la sezione con i disegni preparatori a Guernica, e vari minotauri, potrebbe reggere da sola una mostra.
Il problema è stata la sensazione che si sia voluto giocare su tavoli separati: da un lato Picasso, da un altro il confronto tra Picasso e le avanguardie spagnole, da un altro ancora la storia dell’arte spagnola dal 1910 al 1960 circa, attraverso 90 opere della collezione del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, di cui 42 di Picasso. La mostra non è stata né una retrospettiva completa su Picasso, né una mostra filologica sull’arte modernista spagnola, ma sembrava assestarsi sulla questione se quell’artista o quell’altro sia simile a Picasso o ne differisca, e in che cosa, comprendendo però anche artisti per i quali un confronto appare superfluo o inutile, vista l’ampiezza del periodo considerato, da Antoni Tàpies al realista magico Alfonso Ponce de León all’informale Manuel Millares. Tra l’altro con opere non tutte dello stesso livello qualitativo. Oppure in alcuni punti si accantonava Picasso per seguire, abbastanza semplicisticamente, lo sviluppo dell’arte spagnola attraverso il XX secolo, ignorando quasi del tutto le relazioni con la scena artistica internazionale.

D’altra parte il curatore, Eugenio Carmona, cattedratico di storia dell’Arte all’Università di Malaga, avrebbe potuto approfondire solo una delle linee toccate, come del resto già ha fatto in diversi studi specifici lungo la sua carriera. Oppure, ad esempio, la stessa edizione del 1931 di Le Chef-d’œuvre inconnu di Honoré de Balzac, illustrata su commissione di Ambroise Vollard con disegni e incisioni di Picasso – la cui fruizione è stata invece svilita nella sala iniziale in una triste proiezione – avrebbe potuto essere il perno di una costruzione critica più avvincente e coraggiosa.
L’idea è che la mostra sia stata preparata con il minor sforzo possibile, avvalendosi di materiali generici, quasi già pronti, e contando molto sul ruolo attrattivo di Picasso. Ottima tuttavia per il turista di passaggio che voleva prendersi un break dalla sbornia rinascimentale, o per introdurre l’arte contemporanea a dei bambini. E per le casse di Palazzo Strozzi, ovviamente.
Mario Finazzi
mostra  visitata 3 gennaio
Picasso e la modernità spagnola
Fondazione Palazzo Strozzi
p.zza Strozzi 50123 Firenze

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