L’aspetto positivo più importante del 1900 è stata la libertà, così grande da non essere paragonabile con quella di nessun altro tempo né civiltà: l’umanità si è liberata dalle costrizioni del formalismo ipocrita di tante istituzioni. L’insofferenza verso l’insulsa esteriorità, ormai priva di contenuto, di molti aspetti della vita e dell’arte, hanno portato, però, ad una distruttività altrettanto insensata. Una volta polverizzato il modo vetusto di intendere l’arte, chi può prendersi la responsabilità di definire cosa essa sia? Forse solo la coscienza individuale. In moltissimi casi, più che di arte si può parlare di libertà espressiva, poiché l’arte, come l’amore o la religione ed altre espressioni fondamentali dell’uomo, ha pur sempre delle caratteristiche dalle quali non si può prescindere e che possono essere individuate raggiungendo la loro essenza nell’interiorità umana, nella natura e nella storia.
La raccolta esposta qui è stata donata al Comune di Firenze dall’Ing. Alberto della Ragione, collezionista nell’epoca fra le due guerre mondiali, amico e sostenitore di molti degli artisti le cui opere sono adesso visibili nelle sale del Palazzo della Cassa di Risparmio. E’una piacevole ed interessante sorpresa sia per la qualità di quadri e sculture, che per il fatto di mostrare il modo di lavorare agli inizi della carriera di artisti molto noti e dei quali siamo abituati a vedere soprattutto le opere che li hanno resi facilmente individuabili. I primi dipinti, dai colori e luminosità ispirati a Tintoretto, di Emilio Vedova, le sculture figurative in ceramica di Lucio Fontana, per esempio.
Ciò che lascerà di sasso il visitatore, però, in una città elegante e dai sontuosi musei come Firenze, è la trascuratezza di ogni aspetto del museo, passato senza modifiche consistenti dal suo ruolo di uffici della Cassa di Risparmio, a cui appartiene il palazzo, a spazio espositivo. Solo le opere esposte ed il panorama di Piazza della Signoria ricordano che siamo in Italia e non in un paese povero e lontano. Ma forse si è volutamente lasciata un’ambientazione che ricordi quanto il nostro Paese fosse povero, ai tempi in cui sono stati dipinti i quadri!
Le ragioni di questo stato di fatto sono certo collegate anche all’oscurità e confusione riguardo a ciò che è l’arte, per l’umanità: ciò che rientra nei canoni del passato? O nei non-canoni del presente? Ciò che è stato definito “maggiore” quali pittura, scultura, architettura ecc. e non la creatività necessaria all’ambientazione fatta di arredamento, design, illuminazione, colori, che si è voluto classificare “minore”? Ciò che ha un’etichetta? Ciò che vuole il mercato? O il grande pubblico? O gli specialisti? Una delle maggiori responsabilità di un’epoca libera e dunque di grande insicurezza, come la nostra, è quella di fare cultura. Ogni scelta in questo senso ha conseguenze incalcolabili e non può essere positiva senza una grande consapevolezza riguardo ai significati. L’arte, con il suo potere sull’immaginazione, nel rapporto con il tempo e con il luogo determina un’influenza sull’umanità, fra le più forti.
Museo d’Arte italiana del Novecento
The Italian Twentieth Century Art Museum: a forgotten treasure
Anna Cassarino da Como
[exibart]
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