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resoconto Arte in Festa a Villa Tonda Ansedonia (gr), Villa Tonda
toscana
Una villa immersa tra gli ulivi, invitati d’eccezione e cinque artisti chiamati a rivelare l’ambiguità del tempo presente. Potrebbero essere gli ingredienti di un giallo di Fruttero e Lucentini. E invece...
Sabato 8 luglio artisti, collezionisti, appassionati d’arte e addetti ai lavori si sono dati appuntamento ad Ansedonia per la quarta edizione di Arte in Festa a Villa Tonda, curata da Rosella Siligato e Maria Grazia Tolomeo nella particolare cornice della villa costruita nel 1978 dall’architetto Oreste Martelli Castaldi quale propria residenza estiva. Dopo aver sondato Le mutazioni (1998) della società contemporanea, affrontato il cortocircuito Natura naturale – natura artificiale (1999) e saggiato Pensieri sul relativismo (2005), le due curatrici –nomi noti dell’art system capitolino– indagano quest’anno il tema de L’Ambiguità. Tra naturale e artificiale, reale e virtuale, tra percezione, immagine e significato. L’ambiguità dell’arte e quella insita nell’immagine femminile. Accade così di imbattersi, varcato il cancello, nel grande tappeto in pvc di goldiechiari (Sara Goldischmiedt, Milano 1975; Eleonora Chiari, Roma 1971) Ninfee (2005), su cui sono stampati sacchi di plastica da supermercato che galleggiano tra i rifiuti del “biondo” Tevere, facendo il verso a Claude Monet, con ironia e disincanto. Di altro segno sono gli interventi di Carola Bonfili (Roma, 1981) e Daniele Jost (Roma, 1981). Sognante e teatrale il lavoro, strutturato in due parti, di Bonfili, composto da un grande scultura in polistirolo e resina, Shit & Shine (2006), e da un nuovo video, Vegeto (2006), nei quali l’artista esplora una natura fittizia, disponibile a letture multiple, e riflette sul concetto del “doppio”. Visionaria l’installazione concepita da Jost per l’uliveto che circonda la villa, Cultivar-of-gethsemane (2006), una pianta mutante dalle cui radici esce non più linfa o olio, ma petrolio per alimentare industrie e macchine da guerra. Un irreale transgender vegetale in cui è abolito ogni confine tra vita biologica e vita artificiale e in cui l’attualità dei conflitti in corso si mescola alla tensione fantastica di Philip K. Dick. A proposito di replicanti, ecco Baciami tutta III (2005) di Matteo Peretti (Roma, 1975): una donna-manichino rivestita da una pelle argentata di carte Baci Perugina atta a tramutarla da idolo di plastica in oggetto di consumo gastronomico. Il lavoro non è dei più riusciti dell’artista, inciampato imprevedibilmente in un’idea banale. Inferiore alle attese anche la performance di Silvia Zagni (Bologna, 1971) Lo stercorario (2006), nata all’interno del progetto critico Arte-spam firmato da Alessandro Facente e tesa a rappresentare l’ambiguità dell’arte attraverso l’immagine dello scarabeo coprofago, adorato dagli antichi egizi come “rotolatore del Sole”. Deludente per la scarsa valorizzazione dell’aspetto onirico e fantasmagorico, pure presente nel costume da scarabeo realizzato da Zagni in ceramica raku bianca e nella grande palla di stracci bianchi simile a un elemento cosmico.
francesca franco
mostra visitata l’8 luglio 2006
Arte in Festa a Villa Tonda
Villa Tonda, Via del Fiordaliso, 10 – Ansedonia (Grosseto)
8 e 9 luglio 2006
[exibart]