04 novembre 2005

Un museo che fa provincia

 
Qualcuno l’ha definito il museo più grande del mondo. Alla provincia di Siena sicuramente non mancano bellezze naturali, miracoli gastronomici e gemme artistiche. E non mancano neppure i musei, piccoli scrigni sparsi da San Gimignano a Montepulciano. Bisognosi di un’attività di coordinamento e di gestione integrata. Una nuovissima fondazione ci prova. Il presidente, Tommaso Detti, ci racconta la Fondazione dei Musei Senesi…

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Professor Detti, l’iperbole viene spontanea. La Fondazione dei Musei Senesi, gestendo una rete di musei di varia importanza e tipologia dislocati in tutta la provincia di Siena, è di fatto il più grande spazio espositivo del Mondo. Una bella responsabilità…
È vero, una bella responsabilità, anche perché quanto più lo spazio è ampio, tanto più consistente e variegato è il panorama dei soggetti che necessariamente debbono essere coinvolti, e non soltanto per quanto riguarda più specificamente i musei e la loro gestione, ma anche i rapporti che essi intrattengono con le strutture del territorio.

Cosa rende possibile tutto ciò?
L’impegno e il grado di coinvolgimento delle istituzioni e della società di Siena e della sua provincia. Senza questi apporti la nostra scommessa sarebbe azzardata.

La Fondazione dei Musei Senesi è un organo particolare. Ci sono in Italia o all’estero esperienze comparabili in termini di gestione museale? Avete fatto riferimento a qualche altra configurazione simile costituendo l’ente?
All’estero esistono esperienze analoghe, ma una comparazione è difficile perché i quadri istituzionali e normativi sono estremamente diversificati. In Italia, per quanto ci risulta, la Fondazione Musei Senesi è attualmente l’unica ad avere una “giurisdizione” a carattere provinciale. La nostra non è peraltro la prima fondazione di partecipazione ad essere stata costituita, cosicché naturalmente abbiamo cercato di fare tesoro delle esperienze preesistenti. Dal punto di vista gestionale, peraltro, queste fondazioni non ci sono state particolarmente utili perché si riferiscono a singoli musei, mentre a noi compete il coordinamento –e in prospettiva la gestione diretta– di ben trentuno musei.

A Siena e non solo si favoleggia sulla dotazione milionaria della Fondazione. Facciamo un po’ di numeri. Quale tipo di budget avete a disposizione? In che misura è indicativamente destinato alla gestione, alle collezioni esistenti, agli eventi temporanei?
Non consideratemi reticente se le dico che ho  qualche difficoltà a rispondere, ma non vorrei, per fare i numeri, dare anche i numeri. Voglio dire che sino a questo momento, a prescindere da un La piazza di Chianciano Terme contributo di primo impianto provenuto dall’Amministrazione provinciale che è il nosto fondatore, abbiamo goduto essenzialmente di finanziamenti su singoli progetti, come quello per la costruzione di una rete telematica e quello per la mostra Capolavori ritrovati in terra di Siena. I nostri principali finanziatori sono la Fondazione e la Banca Monte dei Paschi di Siena (entrambe partecipanti istituzionali della Fondazione Musei Senesi), ma i Comuni e gli altri enti titolari dei nostri musei contribuiscono in maniera rilevante (anche se difficilmente quantificabile) alla gestione del sistema. Va da sé, peraltro, che tra i nostri compiti vi è anche la ricerca di fondi.

L’attività di found raising ha già raggiunto qualche obiettivo con questa prima mostra?
Per Capolavori ritrovati in terra di Siena abbiamo ottenuto significative sponsorizzazioni tecniche da parte di società come Disano illuminazione e Axa Art.

Insomma non siete ricchi sfondati come si vuol far credere…
Diciamo che il nostro bilancio è ancora in fase di consolidamento.

La fondazione non è ancora a regime con il personale. Vi saranno dei nuovi collaboratori?
Lo staff della fondazione è attualmente ridotto ai minimi termini e non è difficile prevedere che debba essere rafforzato in tempi relativamente brevi. Quella di procedere per piccoli passi successivi, facendo sì che la crescita del personale venisse di seguito allo sviluppo delle attività, e non viceversa, è stata comunque una scelta deliberata. E lo è stata non soltanto in relazione ai tempi di consolidamento del bilancio, a cui ho appena accennato, ma in ossequio a criteri di carattere generale: i costi di una fondazione come la nostra debbono infatti essere misurati sul volume delle attività e sui loro risultati.

Torniamo agli eventi temporanei. La Fondazione si presenta agli studiosi ed agli appassionati con una mostra itinerante. Di che genere di evento si tratta?
Trattandosi della nostra prima uscita all’esterno «in grande stile», questa iniziativa è una sorta di presentazione, di biglietto da visita. Perciò abbiamo scelto un’iniziativa che rispecchiasse la nostra missione, la ragion d’essere della Fondazione. Che non è quella di un ente mostre e neppure della valorizzazione di ciascuno dei nostri musei, ma consiste nel farne un sistema compiuto. Abbiamo pensato che una rete di undici piccole mostre in altrettanti musei corrispondesse bene a tali obiettivi. L’evento espositivo –intitolato Capolavori ritrovati in terra di Siena. Itinerari d’autunno nei Musei Il Museo del Tartufo di San Giovanni d Senesi e realizzato grazie al contributo finanziario della Fondazione Monte dei Paschi di Siena– intende presentare alcune opere inedite rivelate grazie a recenti scoperte o poco note al pubblico, perché oggi conservate lontano dall’originaria ubicazione, nonché valorizzarne altre con particolari allestimenti.
Il legante di questa iniziativa culturale è rappresentato dalla stretta connessione delle opere con le sedi espositive che le ospitano: una connessione in cui è possibile leggere una ennesima testimonianza di quella forte integrazione tra territorio e patrimonio archeologico, storico-artistico ed etnoantropologico. Ognuno degli undici musei allestisce infatti una sorta di ‘camera delle meraviglie’, dove riscoprire opere dell’Antichità o del Medioevo nate per la sua terra e che vicende, spesso romanzesche, hanno condotto altrove: reperti archeologici, dipinti a fondo oro e sculture che ‘tornano a casa’ temporaneamente nei luoghi cui erano originariamente destinati.

Siete dotati indubbiamente di un network formidabile. Tuttavia i musei non sono gestiti direttamente dalla Fondazione, ma semplicemente affiliati. La Fondazione s’impegnerà nell’immediato futuro a prendere in gestione diretta le sedi che coordina?
Allo stato attuale, in effetti, nessuno dei musei del sistema è direttamente gestito dalla fondazione. Dicendo che questa è stata costituita con il compito di coordinare, valorizzare, promuovere e gestire i musei della provincia, prego di tenere conto che l’ordine nel quale ho disposto tali obiettivi non è casuale: sarebbe stato infatti velleitario procedere ad una gestione diretta prima di avere consolidato il sistema. Questo peraltro esiste da tempo, cosicché –in accordo con i Comuni e con gli altri enti proprietari– stiamo lavorando alla predisposizione di una ipotesi di gestione diretta da parte della Fondazione, nell’intento di realizzare economie di scala significative e al tempo stesso di assolvere sempre meglio ai compiti di tutela, conservazione e fruizione che ci sono propri. Pensiamo comunque di avviare sperimentalmente la gestione di alcuni musei e di estenderla all’intero sistema soltanto in un secondo momento, ovviamente una volta acquisito il consenso di tutti i soggetti interessati.

Per definizione un istituto come quello della Fondazione punta ad aggregare soggetti, istituzioni ed enti. Quali sono i vostri obiettivi in questo senso? Quali strutture cercherete nel medio periodo di “portar dentro” in questa avventura culturale?
Costituita dall’Amministrazione provinciale, la nostra è una fondazione di partecipazione della quale fanno parte i Comuni della città e della provincia di Siena, le Diocesi di Siena e Montepulciano, l’Università di Siena, la Fondazione e la Banca Monte dei Paschi e altri soggetti, quali l’Accademia dei Fisiocritici e la Camera di Commercio. A questi enti si è recentemente aggiunta – e si tratta di una acquisizione molto importante – la Direzione regionale dei Beni Culturali. Si tratterà adesso di definire e stringere più e meglio di quanto abbiamo fatto sinora il nostro rapporto con la Regione Toscana. Ma il discorso non finisce qui: da una parte dovremo sforzarci per coinvolgere soggetti privati – imprenditoriali, commerciali – che contribuiscano a sostenere i costi di questa avventura; dall’altra dobbiamo coinvolgere il multiforme associazionismo che è diretta espressione della società senese. Già, perché i nostri musei sono sì destinati a visitatori e turisti, ma prima di tutto appartengono ai cittadini e sono necessariamente questi i nostri primi interlocutori.

a cura di massimiliano tonelli


Fondazione Musei Senesi – www.museisenesi.org  / http://musei.provincia.siena.it  
Mostra: Capolavori ritrovati in terra di Siena. Itinerari d’autunno nei musei senesi: tutte le info

[exibart]

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