17 dicembre 2003

fino al 10.I.2004 Pablo Atchugarry Bolzano, Galleria Les Chances de l’Art

 
Marmo bianco di Carrara, quello rosa del Portogallo e grigio della Garfagnana, scolpiti con tale maestria da ricordare la morbidezza di un fiocco. I suoi lavori incantano con accenni gotici che in linee potenziali si proiettano all’infinito...

di

“Ho scelto di vivere in Italia, da vent’anni ormai. Si dice che il 60-70% del patrimonio artistico mondiale sia qui, c’è un fermento, uno stimolo di particolare intensità. Ho vissuto pure a Parigi, ma ho infine deciso di scegliere l’Italia. Risiedo sul Lago di Como, dalla finestra del mio studio, proprio di fronte, ho una montagna imponente con una parete vertiginosa. Dei free-climbers a volte la scalano e a me sembra una scultura perfetta. A quella perfezione anelo giungere.” Nato a Montevideo nel 1954, Pablo Atchugarry ha incontrato la scultura nel ’77 a Parigi, il suo più recente riconoscimento è la partecipazione alla Biennale di Venezia di quest’anno.
Tre sono i tipi di marmo che utilizza, il più prezioso è quello di Carrara, i cui cristalli sono tanto densi, tanto finemente intessuti da permettere la lavorazione più minuziosa e precisa, il levigare al punto minimale. Disegna direttamente sul marmo perché dice di aver capito “l’impossibilità di trasportare uno studio bidimensionale nel tridimensionale”, attuando così una visceralità classica e mistica, fatta di sudore e realizzata con i calli alle mani. Gli strumenti che usa per plasmare la materia sono lo scalpello e il martello, con i quali genera il tocco sapiente che stacca l’obsoleto. Pablo Atchugarry“Ricordo le parole di Michelangelo sull’idea di togliere per permettere alla scultura – che già esiste – di essere. Ma quando si arriva a questo momento? Dopo anni di amore per il marmo, per il lavoro di scultore, di ascolto solitario della materia, possiedo infine i segreti”, e a questo punto ride, “che mi permettono di levigare la materia al punto da renderla preziosa, leggera, con la delicatezza della fragilità”. Atchugarry pare aver raggiunto il Punktum, quel punto che viene inizialmente reso chiaro da Roland Barthes. Ma la Pietà di Michelangelo non può che apparire come ricordo nostalgico di un momento di ricerca non più possibile nel nostro contesto contemporaneo. Nel presente Atchugarry rispetta la ricerca classica di quel sogno di bellezza che permette all’artista di avvicinarsi agli dei, realizzando pieghe, falde ancestrali, rotonde e perfette come liquido fu il magma primordiale infuocato. Erige queste sue sculture che possono raggiungere i cinque metri: sono stalagtiti, stalagmiti, anime bianche di caverne, drappi immacolati allo stesso tempo pesanti e leggeri, budelli della nostra terra, flauti di dei. “Amo le forme gotiche. Queste linee spezzate e pure, quelle appuntite, che si trovano nelle mie opere ricordano le proiezioni infinite verso l’alto.”, afferma.

articoli correlati
Beatrice Pasquali
Achille Perilli

anny ballardini


Pablo Atchugarry-Sonando la Paz
Antonella Cattani – Galleria Les Chances de l’Art
Bolzano – Via Visitazione 16
Tel. 0471-272408
lun-ven 10–12.30/15.30–19.30; sab 10–12.30
ingresso libero
catalogo in galleria
www.leschancesdelart.com


[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui