L’arte nella “Necessità di relazione”, ecco il nuovo corso della Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento, da quest’anno diretta da Fabio Cavallucci che sostituisce Vittoria Coen. Relazionarsi ed interagire, comunicare e significare, aprirsi e contaminare, sfumature di un concetto di arte non autoreferenziale, che non esalta l’assolutezza dell’opera o la potenza dell’Io creativo e che vorrebbe non essere cinica e disinteressata, irresponsabile e superflua. L’arte attraverso la tecnologia dovrebbe cercare segni umani da digitalizzare, calore che animi la freddezza dei circuiti, materia da ricostruire nel mondo del virtuale e per questo la si concepisce nella sua connessione con il mondo.
Gli interventi si dimostrano all’altezza delle aspettative. Lucrezia De Domizio sottolinea la mancanza di spiritualità di una parte della contemporaneità, appiattita sull’ansia di messaggi e sulla comunicazione; Paolo Fabbri mette in guardia dai facili pregiudizi quali meticciato, nomadismo, multimedialità che rischiano di far sfumare l’”estetico” nell’indistinto e nell’indifferenziato, mentre l’opera d’arte autentica permette di cogliere lo specifico dei linguaggi che utilizza e li promuove distinguendoli; Kosuth ci seduce con la sua filosofia e le sue opere che relazionano visone, pensiero ed ambiente nel presupposto di un’apertura alla riflessione dell’osservatore inteso come fruitore. Poi intervengono i responsabili della diffusione al grande pubblico dell’arte contemporanea, ovvero i giornalisti, che raccontano gli obiettivi delle relative testate, ed i curatori. Stuzzicante e polemico l’intervento di Giancarlo Politi sulla situazione dell’informazione per l’arte contemporanea, vecchia e superficiale, dice, escludendo ovviamente Flash Art “la rivista che può vantare di essere cercata dai professionisti e non ha bisogno di rincorrere il pubblico”. Coinvolgente ed appassionato è parso Amnon Barzel, curatore e critico (scopritore dell’artista Anish Kapoor), che ha parlato degli operatori del settore come di persone che “fanno una cosa, che nessuno ha chiesto loro di fare…un club elitario fatto di uomini né ricchi né poveri, ma solo liberi e senza alcuna frontiera…”.
Alla fine del convegno ci si dirige con entusiasmo allo spazio espositivo e qui ritrovi tra gli altri Michelangelo Pistoletto, che gioca a nascondersi/re e svelare/si con i suoi celeberrimi specchi, la svizzera Pipilotti Rist con il video musicale “I’m A Victim Of This Song”, in cui la vita sfuma in effimere immagini quotidiane mentre oltre il video esplode un urlo lacerante; e poi Emanuel Dimas De Melo Pimenta, che utilizza la sperimentazione musicale iniziata da Cage come colonna sonora di una sorprendente ricostruzione animata di un mondo virtuale, ed Italo Zuffi con “Shaking doors”, opera centrata sull’ansia e l’angoscia di una segreto che vorremmo svelare, nella quale l’artista ci mostra per alcuni minuti una scarna immagine di una porta chiusa accompagnata da un suono ossessivo e vibrante. Per documentare il tutto non il solito ponderoso catalogo ma una rivista – giornale agile e ben curata, con testi degli artisti che si alternano a quelli degli invitati al convegno, secondo un obiettivo preciso: attrarre sempre maggiore pubblico ed interesse nei confronti dell’arte contemporanea. L’inizio appare promettente ed Exibart seguirà con attenzione questa Galleria che, nelle parole del suo nuovo direttore Fabio Cavallucci, “tenderà a diventare, parafrasando Kosuth, una e tre cose: una città, una rivista, un sito”.
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Relazione, relazionarsi...tutto bello se finisce bello...ma l'arte non è anche menzogna, sarcasmo, narcisismo, consumismo,
ipocrisia e razzismo ed idiozia....
l'arte non ha mai salvato nessuno; l'arte gioca con il marcio come tutti noi!
W tutti noi