Prendendo alla lettera le parole di Umberto Eco ”Il museo ideale con un’opera sola”, lo spazio del Centro Trevi espone un solo quadro, un solo grande capolavoro: la Dama con liocorno di Raffaello. L’opera arriva in esposizione a Bolzano come protagonista della terza edizione della rassegna Incontri reali a cura di Barbara Bottacin, che ogni anno – su iniziativa del locale assessorato alla cultura italiana – innesca uno scambio stretto tra la città altoatesina e i più importanti musei nazionali, portando in regione vere e proprie chicche della storia dell’arte e inserendole temporaneamente nelle strutture espositive cittadine. Il prezioso quadro, conservato presso la Galleria Borghese di Roma di recente restaurata, viene esibito attraverso una serie di sette stanze che ne celebrano il valore.
Il quadro fu dipinto nel momento in cui Raffaello si trovava a Firenze; la giovane con la gamurra, la veste che lascia visibile l’arco perfetto delle spalle, e il pendente (un rubino incastonato nell’oro con la perla scaramazza) indicano una nobildonna. Le ricerche non sono riuscite a identificare la dama che subisce la trasformazione in Santa Caterina d’Alessandria al tempo della Controriforma. Dovremo giungere alla sapienza di Longhi per individuare la mano di Raffaello, il seguente restauro nel ’35-’36 ha portato alla luce la bellezza iniziale. I modelli culturali sono stati indubbiamente sia la Gioconda che la Dama con Ermellino di Leonardo, come la pittura fiamminga mediata dalla
Questo complesso percorso di ricerca eseguito nei confronti del quadro si riflette nell’allestimento delle sale intese quale approfondimento storico, iconografico e semiotico. Nella prima vengono evocati gli anni fiorentini di Raffaello che incontra sia Leonardo che Michelangelo, il grande confronto della propria pittura formatasi con il Perugino e il passaggio verso il Rinascimento maturo. Nella seconda stanza è studiato il ritratto nel Rinascimento, completato nella terza stanza dai ritratti di Raffaello che interpretano la personalità dei modelli. La quarta mostra le variazioni subite dal quadro e il processo di restauro per farlo rinascere nella propria forma originale. La quinta tratta del bellissimo mito dell’unicorno, diffuso in diverse religioni come nelle credenze pagane e che caratterizza un lato positivo del Medioevo europeo. Le influenze di Leonardo, la tecnica del Perugino, lo studio del Ghirlandaio e l’insegnamento di Piero della Francesca vengono riportati nella sesta stanza. L’ultima stanza analizza la veste, l’acconciatura e il prezioso pendente, segni di una Firenze nobiliare in quello che fu probabilmente il secolo più fertile a livello artistico della nostra nazione.
Una serie di attività collaterali sono inoltre previste a contorno della mostra, a partire da inedite visite guidate con trenta alunni del quarto e quinto anno delle scuole superiori di Bolzano e Merano appositamente formati. Poi verrà sviluppato un ciclo di conferenze curate da Liliana Dozza e Denis Isaia, che intendono affrontare non tanto ulteriori approfondimenti intorno all’opera, quanto innescare una riflessione sui meccanismo di fruizione dell’arte, partendo dall’esperienza di questa particolare rassegna.
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Quadro stupendo:
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