La galleria di Patrizia Buonanno è in una borgata di poche migliaia di abitanti fra Trento e Bolzano, ma con l’impostazione rigorosa che la fanno sembrare una piccola galleria di una metropoli. Con questo piglio, ha realizzato come d’abitudine la mostra annuale dedicata all’arte astratta: una personale di
Marco Casentini (La Spezia, 1961; vive a Milano), che per l’occasione ha pensato un progetto site specific.
La sala espositiva è protagonista di un processo di
climax che investe l’essenza dei colori nella loro identità singola e nella loro interazione. Climax che riguarda la quantità di colori usati e la quantità di parete tolta al bianco. Partendo da sinistra, il
climax è ascendente, partendo da destra è il contrario. Quel conta è cogliere l’ordinata successione e continua variazione della scala di valori coloristici stabilita dall’artista. Anzi, più che un parabola è un andamento circolare a ferro di cavallo, dove l’artista e il colore si muovono in un continuo oscillare.
Piace partire dal lato più pieno, più colorato, visto che l’intera parete di destra è protagonista di un
wall-painting che divide il muro in ampie campiture ortogonali. Sono colori mai esagerati, che vanno dal blu al rosa, al verde chiaro. Questa parete dà poi al colore una terza dimensione, concreta, ampliandosi in protesi di parallelepipedi che sporgono, ripetendo in piccolo ma su tutte le proprie facce il susseguirsi di colori, irregolare e ordinato al tempo stesso.
Le sequenze di differenti cromie vengono successivamente contenute all’interno di tavole dipinte ad acrilico, che di contro danno maggior forza ai singoli riquadri, di dimensioni più ridotte e quindi più concentrate. Poi c’è il momento effettivo di passaggio, il punto mediano di questo percorso semicircolare: è un altro dipinto, nel quale ritornano i riquadri con le successioni sempre diverse di colori. Ma qui s’introduce un’ulteriore variazione, che porta un’estremità del quadro a spingersi verso le tonalità del rosso: è l’estremità rivolta verso l’altro lato della galleria, rivolta verso un altro quadro interamente rosso.
Il passo successivo (o precedente, nella logica del percorso biunivoco innescato dal progetto espositivo di Casentini) è infatti costituito da un’opera questa volta non aperta a più variazioni cromatiche, ma giocata unicamente sui toni del medesimo colore.
Il passaggio ancora ulteriore porta infine verso le variazioni del blu, che questa volta però assumono una forma allungata e non quadrata. Richiamano in questo modo l’orizzontalità del cielo e del mare, i due elementi legati per antonomasia a questo colore. Ecco quindi che quest’ultimo ritorna agli elementi naturali da cui l’artista lo ha distillato, per riassumerlo in reiterate e squadrate combinazioni astratte.