Partendo da quattro concetti fondamentali, cibo/futuro, cibo/paesaggio, cibo/materia e cibo/scambio, il progetto espositivo che coinvolge i tre piani del Centro Trevi sviluppa uno studio approfondito sui possibili binomi del cibo. Per l’occasione cinque artisti e quattro cuochi hanno affrontato, grazie ad un workshop precedentemente realizzato a Bolzano, il “soggetto cibo” inteso non solo come nutrimento per la sopravvivenza, ma anche quale rito collettivo, piacere, lusso, arrivando fino alla nozione del fast food e del prodotto commerciale.
Il percorso interattivo Food 4 stars vede Sissel Tolaas, artista norvegese eclettica e pluri-qualificata con lauree in chimica, matematica, lingue e diplomi in arti visive, impegnata in un connubio con Davide Scabin, chef al risto
Il cibo inteso quale materia vede coinvolti l’artista Dunja Scannavini con i cuochi Burkhard Bacher e Herbert Hintner. Per sottolineare la concretezza del mangiare, il video dell’artista osserva da vicino, reitera e ingigantisce gli atti della masticazione, della degustazione e della deglutizione; mentre i due cuochi propongono un’indagine più intima offrendo alcuni noti prodotti locali, diversissimi tra loro, come speck, mele, gelatina di miele e Schuettelbrot. Col fine di stimolare le capacità sensoriali del visitatore.
Il paesaggio realizzato da Herbert Hintner e Burkhard Bacher con la collaborazione di Gigi Brozzoni -curatore insieme a Paola Tognon- viene riproposto tramite il gusto e l’olfatto anche attraverso l’elemento etereo dell’acqua: nei diversi bicchieri viene offerta al visitatore la vaporizzazione delle materie prime del Sudtirolo: frutta, verdura, carne e latticini, che devono essere individuate senza ulteriori indizi. L’acqua è così mostrata come elemento primario per la sopravvivenza, per le elaborazioni culinarie ed allo stesso tempo fondamentale per qualsiasi paesaggio umano, naturale o urbano.
La sezione dedicata allo scambio ha costituito il momento culminante dell’apertura della mostra, con una performance al Parkhotel Laurin, in cui si è degustata l’ottima pasta inventata dal cuoco Thomas Mayr.
In mostra è presente il packaging degli artisti Raùl Càrdenas Osuna e Francesco Jodice che riflettono sulla globalizzazione, l’incontro delle culture e suggeriscono una nuova logica di distribuzione e di ideazione. Càrdenas Osuna, messicano, proveniente dai Torolab di cui è fondatore, realizza del resto progetti indirizzati allo studio delle situazioni sociali che si verificano nelle terre di confine; mentre Jodice, noto anche per la sua partecipazione a Multiplicity, network di architetti ed artisti, indaga in modo più ampio i tessuti sociali.
La chicca finale? L’intera esposizione è percorsa dalle Infiltrazioni di Ben Vautier, che ha realizzato una serie di messaggi diretti, giocati sull’idea di cibo e riportati sui piatti e sulle t-shirts per risvegliare un momento critico nel fruitore, capace così di completare le sue esperienze sensoriali.
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