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04
maggio 2009
fino al 15.V.2009 A letter concerning Enthusiasm Bolzano, ar/ge Kunst
trento bolzano
Il concetto di entusiasmo, ma nella sua accezione negativa. Quello che Shaftesbury considerava un passepartout per compiere introverse incursioni nell’arte. Affamate di cronache private, insuccessi collettivi, riferimenti politici e mancati rivolgimenti sociali...
È in scena un progetto di crisi: l’incontinenza del pathos entusiastico che, toccando l’apice espressivo, volge al distruttivo e sfocia in una dimensione di assenza e avidità espressiva. Attraverso il lavoro di cinque artisti vengono portati in superficie vuoti e disagi post-entusiasmo: ideologie sepolte, paesaggi desolati, cali di tensione, lacune di energia, dittature evacuate. La sindrome emotiva imputata dal curatore, dopo aver raggiunto l’intensità estrema, collassa in una landa di apatia morale, indolenza, noia, paura.
Secondo le esplorazioni contemporanee di Greenson e Lyotard, l’entusiasmo è anche un’emozione positiva, generosa, aperta agli altri, spesso utile alla sopravvivenza. Qui no. Qui l’entusiasmo, sulla scia della concezione filosofica illuminista attualizzata in mostra, è visto come un sentimento disturbante, premonitore di fanatismo, assolutismo e determinazione volta al male. “We may prepare ourselves with some antidote against enthusiasm”, scriveva Shaftesbury nella Lettera sull’entusiasmo datata 1708.
L’antidoto a Bolzano va a ruba ed è preso alla lettera. Il sentimento elaborato dagli artisti, indifferente a ogni evento scatenante, rinuncia all’azione propositiva, anche idealmente ragionevole e condivisa. Project for a revolution di Johanna Billing re-interpreta e sovverte la sequenza iniziale di Zabriskie Point per filmare il progetto di una fallita contestazione: uomini e donne in una stanza che aspettano qualcosa. Ma il tempo passa e non succede niente. Se secondo Voltaire l’entusiasta, come un ubriaco, vede doppio, qui l’artista chiede ai pigri rivoluzionari di spegnere la luce.
A Kiev, intanto, un’anziana donna si agita sul posto, frapponendosi tra il luogo, la telecamera e la cortese intenzione dell’artista. Tim Hyde cerca di filmare la sede originaria del Kgb ucraino, ora massificato da un fast-food McDonald’s, mentre una tenace e silenziosa signora, come una honey trap ormai decaduta, cerca di proteggere lo spazio, impedendo la realizzazione del video. Si travestono i luoghi del controllo sociale sovietico, ma le intenzioni riemergono attraverso chi non può cancellarne il retaggio.
Fa appello alla ragione il Senza titolo a parete di Roberto Ago. Un dittico, due scene simboliche atte a rappresentare il contrasto fra pensiero razionale e furore aggressivo: il pensatore critico Norberto Bobbio da una parte, due aquile dall’altra. La forza che sostiene l’opera è determinata da un ossimoro visivo: due rappresentazioni opposte ed estranee in un equilibrio solo visivo.
Rovine e detriti, immagini silenziose, reperti celebrativi dei cosmonauti dimenticati, impacchettamenti retroattivi e nessun essere umano nelle fotografie di Olga Chernysheva. Altrettanto caute ma animate da esemplari intenzioni documentarie le successioni d’immagini riferite al terrorismo della Raf nell’opera tripartita di Andreas Bunte. In entrambe le opere, gli artisti si sottraggono alla mera riesumazione storica e politica, per solleticare un senso di disagio, di fallimento, “un entusiasmo ideologico impietosamente sopito dalla polvere della storia”.
In questo modo, i cinque interventi fanno da contrafforte a un piedistallo desolato. Non resta che chiedere alla polvere, “a little slice out of life”, come John Fante.
Secondo le esplorazioni contemporanee di Greenson e Lyotard, l’entusiasmo è anche un’emozione positiva, generosa, aperta agli altri, spesso utile alla sopravvivenza. Qui no. Qui l’entusiasmo, sulla scia della concezione filosofica illuminista attualizzata in mostra, è visto come un sentimento disturbante, premonitore di fanatismo, assolutismo e determinazione volta al male. “We may prepare ourselves with some antidote against enthusiasm”, scriveva Shaftesbury nella Lettera sull’entusiasmo datata 1708.
L’antidoto a Bolzano va a ruba ed è preso alla lettera. Il sentimento elaborato dagli artisti, indifferente a ogni evento scatenante, rinuncia all’azione propositiva, anche idealmente ragionevole e condivisa. Project for a revolution di Johanna Billing re-interpreta e sovverte la sequenza iniziale di Zabriskie Point per filmare il progetto di una fallita contestazione: uomini e donne in una stanza che aspettano qualcosa. Ma il tempo passa e non succede niente. Se secondo Voltaire l’entusiasta, come un ubriaco, vede doppio, qui l’artista chiede ai pigri rivoluzionari di spegnere la luce.
A Kiev, intanto, un’anziana donna si agita sul posto, frapponendosi tra il luogo, la telecamera e la cortese intenzione dell’artista. Tim Hyde cerca di filmare la sede originaria del Kgb ucraino, ora massificato da un fast-food McDonald’s, mentre una tenace e silenziosa signora, come una honey trap ormai decaduta, cerca di proteggere lo spazio, impedendo la realizzazione del video. Si travestono i luoghi del controllo sociale sovietico, ma le intenzioni riemergono attraverso chi non può cancellarne il retaggio.
Fa appello alla ragione il Senza titolo a parete di Roberto Ago. Un dittico, due scene simboliche atte a rappresentare il contrasto fra pensiero razionale e furore aggressivo: il pensatore critico Norberto Bobbio da una parte, due aquile dall’altra. La forza che sostiene l’opera è determinata da un ossimoro visivo: due rappresentazioni opposte ed estranee in un equilibrio solo visivo.
Rovine e detriti, immagini silenziose, reperti celebrativi dei cosmonauti dimenticati, impacchettamenti retroattivi e nessun essere umano nelle fotografie di Olga Chernysheva. Altrettanto caute ma animate da esemplari intenzioni documentarie le successioni d’immagini riferite al terrorismo della Raf nell’opera tripartita di Andreas Bunte. In entrambe le opere, gli artisti si sottraggono alla mera riesumazione storica e politica, per solleticare un senso di disagio, di fallimento, “un entusiasmo ideologico impietosamente sopito dalla polvere della storia”.
In questo modo, i cinque interventi fanno da contrafforte a un piedistallo desolato. Non resta che chiedere alla polvere, “a little slice out of life”, come John Fante.
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mostra visitata il 19 marzo 2009
dal 21 marzo al 15 maggio 2009
A letter concerning Enthusiasm
a cura di Luigi Fassi
ar/ge Kunst Galleria Museo
Via Museo, 29 – 39100 Bolzano
Orario: da martedì a sabato mattina ore 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Info: tel. +39 0471971601; fax +39 0471979945; info@argekunst.it; www.argekunst.it
[exibart]