Spostarsi dal Conservatorio “C. Monteverdi” all’”Hotel Città”, dal Centro Culturale Trevi al Nuovo Teatro Comunale di Bolzano; poi salire all’Accademia di Design, quindi raggiungere le Serre Martina Schullian, la tenuta Lowengang a Magrè, per poi ritornare al Palazzo Provinciale vicino alla Stazione ferroviaria. Un itinerario pieno di stimoli e di sorprese per una mostra d’arte contemporanea di notevole spessore, costruita sul rapporto interessantissimo tra musica ed arti visive e che si contraddistingue per l’ottima organizzazione.
Le ibridazioni, le intersezioni, le mescolanze nascono dai concetti di scambio, apertura, dono, ovvero da un’idea di opera d’arte che si dispiega nei confronti dell’osservatore – fruitore, che interagisce che cerca nuovi livelli di relazione, mettendo alla prova i tradizionali e banali sistemi di comunicazione.
La tendenza è iniziata da tempo; dall’uso del linguaggio verbale nell’arte contemporanea dagli anni sessanta, fino ai più recenti interventi con gli strumenti multimediali ed interattivi, a mostre quali Il dono delle Papesse di Siena, Necessità di relazione della Galleria Civica di Trento, fino appunto a Musicaxocchi, che raccoglie seriamente la sfida.
I curatori Paola Tognon e Giacomo Fornari hanno riunito in questo progetto, che nasce da una tensione utopica, da un rapportarsi infinito di due mondi sensoriali, opere particolarmente suggestive. Mi piace ricordare Botto & Bruno con la splendida videoproiezione In the same place su temi a loro cari, quali le periferie, le sottoculture, la musica, ma anche l’isolamento di chi vive il disagio e l’emarginazione di cui le famose cuffie da dj sono il simbolo più pregnante; e poi Grazia Toderi con Sound, un video costruito sull’immagine fissa e monumentale del Teatro Sociale di Bergamo, silenzioso ed abbandonato, accompagnata da un suono misterioso, penetrante e continuo, quasi una melodia del vuoto. Interessante la sperimentazione del gruppo Subsonica con Discolabirinto, un videoclip per non udenti realizzato con i Bluvertigo, costruito sul rapporto tra i suoni degli strumenti utilizzati per il brano musicale e sequenze organizzate di luci e segni del linguaggio corporeo.
Musicaxocchi è un evento articolato, di cui è difficile in un breve intervento come questo raccontare le sensazioni; troppo poche le parole per il tragico silenzio delle scarpette e degli strumenti che i bambini di Silvia Levenson non hanno suonato; sono insufficienti le battute di questo articolo per raccontare la tensione fisica che suscitano i rumori e le modulazioni di luce di Feld, installazione dei Granular Synthesis; inefficace il rapido cenno al capolavoro The Passing di Bill Viola, il maestro della video arte, le cui immagini sfidano la dimensione del trapasso dall’intenso rumore della vita al silenzioso luogo della morte. Ci dispiacerebbe infine dimenticare le splendide foto di Olivio Barbieri,
il video di Marzia Migliora, la Biblioteca musicale di Chen Zhen, mentre per gli altri artisti consigliamo un viaggio a Bolzano, ed un commento personale che restituisca loro lo spazio e l’attenzione che meritano.
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Stefano Coletto
vista 12 aprile 2002
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