Definire
Massimo Scolari (Novi Ligure, 1943) è sempre riduttivo. Per tracciare un percorso di lavoro e di studio non si possono dimenticare tutte le sue attività come artista e designer, che vanno sempre intese come inscindibili. Ed è proprio all’interno di questa inscindibilità di pratica artistica e teoria dell’architettura che va inquadrata questa ricca e articolata mostra.
Il percorso espositivo presenta un numero di opere che coprono l’intero arco della sua produzione artistica. Si può dire che, a Riva del Garda, Scolari arrivi
“per caso” -come ama dire parlando di sé- per esporre i suoi disegni, acquerelli e installazioni, in cui traspare sempre una mitologia attualizzata e mai fossilizzata. Da questa
“casualità” sono nati una mostra e un catalogo, a cura di Giovanni Marzari, che non sono stati realizzati solo per celebrare Scolari, ma per ribadire che ci sono percorsi e percorsi, arte e arte.
Ciò che è stato esposto e riprodotto nel libro-catalogo è quella parte di opere che hanno come oggetto la riflessione incessante che da anni Scolari porta avanti sul tema della rappresentazione, consapevole che questa sia la vera e inevitabile questione della pratica artistica contemporanea. Accanto alle opere più conosciute e celebri in tutto il mondo, perché riprodotte periodicamente sulle copertine delle più importanti riviste d’architettura, c’è una sezione -questa sì, poco esposta nel suo insieme- dedicata alla sua costante attività di progettista di mobili per Giorgetti, con cui ha lavorato fin dal 1989.
Oltre all’attività di artista, le cui opere esposte percorrono un periodo di poco più di quarant’anni e dove la rappresentazione è il centro della riflessione pittorica, è testimoniata proprio l’attività di progettista. E non si può non notare quanto gli elementi raffigurati in pittura si ritrovino nei particolari che caratterizzano i suoi mobili e oggetti. Sedute, tavoli da lavoro e tavoli d’uso quotidiano, armadi, scrivanie e librerie, tutti sono inconfondibili come i suoi acquerelli, i suoi oli e i suoi disegni.
Scolari ha altresì realizzato sofisticate e importanti installazioni. Per ciò, all’esterno del museo, si trova una parte di
Turris Babel, presentata nel 2004 alla IX Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia. Si trattava di un’enorme torre spezzata da una saetta rossa, posta sul tetto del vecchio Padiglione Italia. Ora la saetta rossa, in ferro e alta sette metri, è esposta nel parco del museo e ha come sfondo il lago.
La mostra gioca tuttavia la propria centralità sull’opera pittorica. Alcune opere meritano una particolare menzione, perché ormai entrate nell’immaginario collettivo e perché capaci di innescare infinite riflessioni su temi quali lo spazio e il tempo, in modo sempre inedito: da
Porta per città di mare (1979-1980) a
Caspar David Friedrich cerca il Reisengebirge (1979), da
Lucifero (1980-1986) a
L’ultima città conosciuta (1987).