L’opening al Centro Trevi ha segnato il via di Transart 2004 con un tùrbine di eventi che si sono susseguiti per tutta la serata (nel pieno stile del festival). Per la mostra in quello spazio, tuttora visitabile (la novità di quest’anno è infatti proprio la presenza di progetti temporanei oltre agli appuntamenti di una sola sera), è stata allestita l’installazione di Ilya ed Emilia Kabakov 20 Ways to Get an Apple Listening to the Music of Mozart, una grande tavolata bianca apparecchiata per venti persone, che richiede diversi codici interpretativi, dall’analisi linguistica, psicologica, magica, filosofica, alla considerazione ironica dell’inganno.
Il grande Requiem di Mozart è il filo conduttore della video installazione di Hans Jurgen Syberberg, nato nel ’35 e rappresentante del nuovo cinema tedesco; si tratta di una serie di video che ritraggono il Nazismo, la Germania dagli aspetti meno noti, quella rurale, fatta di lavoro e di isolamento. Il pubblico si è quindi spostato nel giardino dei Frati Domenicani, di fronte al Trevi, per assistere alla performance di Anton Soloveitchik, alunno della grande Marina Abramovic. Il suo quartetto di due violini, violoncello e contrabbasso è stato distrutto, unica musica quella dell’atto di rottura degli strumenti.
Frequenze sonore, ma di tipo diverso, quelle proposte da Anna de Manincor con i suoi bozzoli musicali aerei nei quali alcuni visitatori si sono abbandonati ad un relax meritato, questa volta nella vicina galleria Goethe2.
Jannis Kounellis ha realizzato Senza Titolo 2004 appositamente per Transart. L’installazione site specific pensata per gli spazi delle Officine FS (in via Macello 24) è stata inaugurata con due concerti per fiati.
I Windkraft Tirol hanno eseguito in una prima mondiale Stunde der Seele für 63 Blaeser und Mezzosopran sullo spartito della compositrice russa Sofia Gubaidulina dal ciclo omonimo di racconti della poetessa Marina Zwetajewa. Gubaidulina è infatti convinta delle proprietà mistiche della musica ed è solita esplorare gli strumenti e il folk asiatico, caucasico e russo, armonizzandolo con le tecniche musicali occidentali contemporanee. Dopo l’intervallo, è stata invece la volta dei Windkraft Südtirol diretti da Beat Furrer con Studi per l’intonazione del mare di Salvatore Sciarrino, con 100 sassofoni, 100 flauti, un quartetto di flauti, un quartetto di sax e un controtenore: ben duecento musicisti a formulare i suoni del mare. Quella di Salvatore Sciarrino viene definita una musica di stampo intimista, raffinata, attenta alle microvariazioni e alle strutture sonore. Non poteva che giungere all’interpretazione delle modulazioni del mare come atto estremo di questa ricerca.
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