Al piano superiore, una successione ordinata di disegni e collage di McCarthy; al piano interrato, gli Avaf. Questo ha scelto di presentare la Civica di Trento per l’occasione assolutamente eccezionale della presenza di
Manifesta7 in Trentino Alto Adige.
I disegni incorniciati sono stati realizzati da
Paul McCarthy attraverso una stretta collaborazione con
Benjamin Weissman, svoltasi negli ultimi dieci anni fra le alture del Nevada. La montagna è l’elemento ricorrente, senza soluzione di continuità, in ogni pezzo che fa parte dell’estesa serie che si presenta estremamente unitaria malgrado la dilatazione nel tempo. Con la montagna come sfondo e come tematica, si svolgono nel bianco e nero del disegno scene di sesso senza limiti, sottolineate da parole e ritagli di riviste.
Scorrono “in silenzio” anche gli
Avaf, più nuovi ma altrettanto decisi e (di solito) senza mezze misure. La sala è sgombra e le grafiche colorate e psichedeliche sono incollate in una texture continua e astratta alle pareti e al pavimento, come moquette. L’effetto è quello di una balera chiusa o di un progetto di
Guillaume Bijl, di cui si è appena conclusa la retrospettiva allo Smak di Gent, con le sue scenografie di assembramenti umani, fiere, cinema, uffici. Deserti e stranianti. Ma gli Avaf (che hanno appena realizzato un progetto nel nuovo spazio di Deitch a Long Island e sono stati a Roma per il progetto
Enel Contemporanea nell’area archeologica di Largo Argentina) non sono così; sono tutto il contrario, vistosi e rumorosi. E affollati, con i raduni, le maschere e i travestimenti. Insomma, abitualmente sono tipi da
Rocky Horror Picture Show.
Il titolo del progetto della Civica si espande sotto il titolo comune
Rocky Mountain People Show anche in una serie di performance attorno all’idea di spettacolarità dell’arte. Peccato che gli eventi siano rari (un paio finora) rispetto all’affluenza eccezionale e costante di pubblico in Regione per
Manifesta. A ogni modo, gli artisti hanno risposto all’invito con una riflessione sull’uso di modalità proprie dello spettacolo (teatro “classico”, teatro di strada, partecipativo…).
John Bock ha creato un’impegnativa esibizione articolata in tre ore e duecento metri di dislivello. Si è infatti infilato in una piccola cabina della funivia che collega Trento con il panoramico paesino di Sardagna, sulla montagna antistante la cittadina, e ha iniziato una serie di spettacoli in miniatura sempre diversi per un paio di passeggeri, gente dell’arte ma anche abituali pendolari e turisti colti di sorpresa. Ruotava intorno a citazioni degli antichi teatrini di burattini, ma cantando, creando scene e brandendo pupazzi fatti di seni e cavità anali che spruzzavano shampoo come sperma o marmellata come feci.
Dopo una coincidenza involontaria -una funivia è presente anche nei disegni di McCarthy- è stata la volta dei
My Barbarian. Anche da parte loro c’è stata una citazione del teatro, tanto che -sia per tematica che per modalità di presentazione fuori dagli spazi abituali- la mostra attuale sembra proseguire il precedente progetto
Il teatro della vita. In particolare, infatti, si sono ricollegati al teatro partecipativo degli anni ‘60 e, con un gruppo di volontari, hanno messo in scena uno spettacolo in piazza fatto di momenti individuali e di gruppo, cantando miti e falsi miti dell’Italia di ieri e di oggi, da Mani pulite a Padre Pio.
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ma perchè fare recensioni così????
Tra l'altro senza citare tutti gli artisti. Marinella Senatore????? Ha fatto un gran lavoro e qui, su exibart, non vi è traccia.
Bah