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18
gennaio 2008
fino al 20.I.2008 Arte contro Rovereto (tn), Mart
trento bolzano
Sono gli anni del disgelo politico in Urss. E a raccontarli non sono i libri di storia, ma le opere di un gruppo eterogeneo di artisti. Accomunati dalla volontà di “non voler essere accomunati”, di non rispondere ai dogmi del regime. Ma ora rispondono ai dogmi della nuova dittatura mediatica?...
di Corona Perer
È un’analisi approfondita dell’arte russa dell’ultimo secolo quella in mostra a Rovereto per Arte contro. Ricerche dell’arte russa dal 1950 ad oggi. È un’analisi guidata dallo sguardo di Alberto Sandretti, un collezionista che ha voluto capire a fondo le motivazioni dell’arte e la sua influenza sulla vita di una società. Sandretti è infatti prima di tutto un italiano innamorato della Russia. A partire dagli anni ‘50 ha iniziato a collezionare l’arte dei pittori non in linea con il realismo socialista: oltre 1500 sono le opere che ha collezionato e la mostra è il frutto di due anni di studio e catalogazione curati dalla studiosa moscovita Alexandra Obukhova.
Le opere esposte in mostra sono quasi 130. Sono le opere del realismo socialista: quello di Boris Svešnikov, Vladimir Nemuchin, Oskar Rabin e Julo Sooster. Tutti artisti le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività e hanno dato vita a un’arte non-ufficiale, quell’arte della seconda metà degli anni ‘50 che si opponeva ai rigidi dettami del regime e alla sua volontà di avere l’intera vita del Paese e dei suoi abitanti sotto controllo.
Fu in quest’atmosfera che un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio libero. Libero dalle ingerenze della politica dominante, ma questo non vuol dire che fosse libero dalle influenze artistiche. L’avanguardia russa guardava infatti al modernismo occidentale. Nonostante le difficoltà di comunicazione, molti artisti riuscirono a sintonizzarsi sull’arte astratta occidentale e fecero sperimentazione: lo documentano quaranta opere tra disegni e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi famoso in Russia anche come illustratore di libri.
L’autonomia creativa fece i conti anche con le difficoltà del vivere quotidiano. La loro è stata una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei campi di lavoro in Siberia. Un esempio tra tutti: Svešnikov ha trascorso otto anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza, e riuscendo a conservare solo alcune delle sue opere. Il Mart presenta le sue composizioni a china realizzate durante la prigionia.
Gli anni più recenti sono testimoniati da artisti usciti allo scoperto a livello internazionale, come Sergej Bugaev, che fu alla Biennale di Venezia nel 1999. Queste ultime sono opere che Sandretti potè acquistare quando Gorbaciov diede il via alla Perestrojka. La mostra apre infine un interrogativo sulla Russia attuale, non priva di vicende drammatiche e complesse, sottomessea a una nuova forma di “dittatura”, più elegante ma non meno pericolosa: quella della globalizzazione e del neo-capitalismo.
Le opere esposte in mostra sono quasi 130. Sono le opere del realismo socialista: quello di Boris Svešnikov, Vladimir Nemuchin, Oskar Rabin e Julo Sooster. Tutti artisti le cui vicende biografiche, spesso drammatiche, si sono incrociate con l’ostracismo della cultura ufficiale verso la libera creatività e hanno dato vita a un’arte non-ufficiale, quell’arte della seconda metà degli anni ‘50 che si opponeva ai rigidi dettami del regime e alla sua volontà di avere l’intera vita del Paese e dei suoi abitanti sotto controllo.
Fu in quest’atmosfera che un eterogeneo gruppo di pittori e scultori si mise alla ricerca di un linguaggio libero. Libero dalle ingerenze della politica dominante, ma questo non vuol dire che fosse libero dalle influenze artistiche. L’avanguardia russa guardava infatti al modernismo occidentale. Nonostante le difficoltà di comunicazione, molti artisti riuscirono a sintonizzarsi sull’arte astratta occidentale e fecero sperimentazione: lo documentano quaranta opere tra disegni e incisioni di Julij Perevezencev, artista oggi famoso in Russia anche come illustratore di libri.
L’autonomia creativa fece i conti anche con le difficoltà del vivere quotidiano. La loro è stata una clandestinità simbolica, ma anche reale, il cui terreno operativo non era dentro le accademie, ma piuttosto negli appartamenti privati, nei rifugi e non di rado nei campi di lavoro in Siberia. Un esempio tra tutti: Svešnikov ha trascorso otto anni nei gulag staliniani, dipingendo di notte e di nascosto dalla sorveglianza, e riuscendo a conservare solo alcune delle sue opere. Il Mart presenta le sue composizioni a china realizzate durante la prigionia.
Gli anni più recenti sono testimoniati da artisti usciti allo scoperto a livello internazionale, come Sergej Bugaev, che fu alla Biennale di Venezia nel 1999. Queste ultime sono opere che Sandretti potè acquistare quando Gorbaciov diede il via alla Perestrojka. La mostra apre infine un interrogativo sulla Russia attuale, non priva di vicende drammatiche e complesse, sottomessea a una nuova forma di “dittatura”, più elegante ma non meno pericolosa: quella della globalizzazione e del neo-capitalismo.
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a cura di Alexandra Obukhova
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Skira, € 60
Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it
[exibart]
ma contro cosa….?