L’infanzia
ha da sempre rappresentato per gli artisti una sorta di leggendaria età
dell’oro, un momento irripetibile in cui i sensi percepiscono in modo puro e i
filtri utilitaristi della cultura non hanno ancora corrotto il nostro sguardo.
Rimanere bambini è stato un imperativo per molti artisti e la ricerca di questo
paradiso perduto ha contrassegnato l’opera di molti di loro. Chagall, Rousseau, Klee, Miró, lo stesso Picasso hanno ricercato questa innocenza,
adottando gli stilemi del disegno infantile o lavorando su un processo di
regressione più profondo. Il
mondo dei bambini diventa il filo conduttore della nuova collettiva allestita
alla Galleria Il Castello, la prima vera prova curatoriale della nuova gestione
dopo le due personali dedicate a Carlo Sartori e Hermann Nitsch. Questa volta gli artisti sono
ben undici e l’argomento dell’infanzia ha modo di frammentarsi in altrettante
visioni e sensibilità. I primi anni di vita dell’uomo diventano metafora
dell’arte; di una disciplina che avverte le fratture del suo tempo, ne subisce
le suggestioni e le riflette in una miriade di domande, che spesso non trovano
risposta. La
collettiva interessa esclusivamente artisti italiani, con un occhio di riguardo
per le nuove generazioni e con una predilezione quasi totale per il disegno. C’è
chi affronta l’argomento in maniera diretta, prendendo i giovani come soggetto
di rappresentazione e il loro disegno malsicuro come stile. Lo si vede nei
contorni e nelle stesure piatte di Carla Decarli, nella leggerezza dei
foto-disegni di Armida Gandini, nelle figure adolescenziali non finite e scarabocchiate
di Pastorello.
Al contrario, Matteo Pagani, pur riprendendo gli stessi soggetti, lo fa con una
tecnica pittorica che tende al realismo fotografico. I suoi personaggi sono
calati in ironici scatti di vita quotidiana, in cui l’osservatore difficilmente
riesce a decodificare la situazione. Con
Vignato si
inizia ad avvertire il ricordo malinconico dell’adulto per l’età infantile e lo
sguardo di quieta invidia con cui si guarda ai loro giochi, ai loro segreti e
alle loro fiabe. Giorgio Rubbio,
invece, con diafana delicatezza mette in scena la fine del sogno e l’inizio
dell’età adulta: il momento doloroso in cui la sofferenza e il peccato entrano
nella vita dell’adolescente, rompendo la sua armonia con il mondo. Le
libere associazioni sono al centro dei lavori di Beatrice Pasquali e Andrea Buglisi: la prima con una pittura algida,
quasi scientifica, affidandosi anche all’installazione; il secondo adottando
uno stile collagista che accosta mondo bambinesco e adulto, ricomposti secondo
la creatività dei più piccoli.
Infine
c’è spazio per il lato distruttivo e inquietante dell’infanzia. I broken toy di Baricchi parlano di innocente crudeltà,
mentre gli adolescenti di Carriero e Mazzoni suggeriscono un mondo ancor più angosciante. Nei loro
volti stanchi, inconsapevoli e sensuali – profondamente carnali – si indovina
già un presagio di morte, l’imperfezione della materia destinata a decomporsi. articoli
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Mazzoni
a Brescia
Armida
Gandini a Torino
Personale
di Beatrice Pasquali a Roma
Elisabetta
Vignato a Padova
gabriele
salvaterra
mostra
visitata il 19 giugno 2010
dal 19 giugno al 20 settembre 2010
Petite
Vérité
a
cura di Alberto Zanchetta
Galleria
Il Castello
Via
degli Orbi, 25 – 38100 Trento
Orario:
da lunedì pomeriggio a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30; domenica su
appuntamento.
Ingresso
libero
Catalogo
disponibile
Info:
tel. +39 0461090223; galleriailcastello@gmail.com;
www.galleriailcastello.it
[exibart]
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errata: nelle didascalie Maurizio CarrierO e Armida GAndini.
Carriero non mi piace