La mostra che il Mart di Rovereto dedica a Douglas Gordon (1966) rappresenta un momento particolare per il museo trentino, che denota una più decisa intenzione d’interagire a livello internazionale con le espressioni artistiche contemporanee, e non solo, quindi, con l’arte del vicino passato. L’esposizione, prima personale dell’artista scozzese in un museo italiano, non solo distilla il suo percorso di ricerca esponendo le cinque opere più importanti, ma è anche uno speciale momento produttivo, con la presentazione al pubblico di un’opera realizzata appositamente per il museo.
Una delle componenti fondamentali nelle opere di Gordon è l’interazione con lo spazio espositivo, tanto che il senso dell’opera è determinato spesso dal contesto ambientale in cui nasce. In questo caso l’artista ha voluto dialogare con l’architettura di Mario Botta attraverso un’installazione verbale che parte da un significato ambivalente, sospeso tra immagine e parola, e corre letteralmente lungo il matroneo del museo. Nel progetto Prettymucheverywordwritten, spoken, heard, overheard from 1989… (1989-2006), che ripropone tutte le opere “verbali” dell’artista, la frase Noi siamo il male, segnata in lettere adesive sulla parete è solo una delle numerose brevi affermazioni, decontestualizzate, pronte ad assumere di volta in volta un nuovo senso. La frase proviene da uno striscione di hooligans, ma nel post 11 settembre una frase come questa spinge al cortocircuito comunicativo, innescando nel visitatore significato imprevisto.
La complessa opera video 24 Hour Psycho (1993), che rese famoso Gordon a livello internazionale, rilegge invece il film di Alfred Hitchcock. Le immagini sono proiettate in grande dimensione e, attraverso un rallentamento dei fotogrammi, la sequenza delle immagini viene estesa alla durata di ventiquattro ore.
L’intervento temporale stravolge la fruizione dell’opera cinematografica da parte dello spettatore, che si può muovere attorno allo schermo e si confronta con immagini pressoché immobili. Tanto che Giorgio Verzotti, curatore della mostra insieme a Mirta D’Argenzio, parla d’immagini che “assumono quasi valori pittorici”.
Play dead. Real time (2003) è presentato su due grandi schermi e un piccolo monitor, posto a terra. Anche questo lavoro gioca sulla dicotomia tra spazio e tempo, in connessione con la reazione percettiva dello spettatore. Le immagini mostrano a grandezza naturale un elefante ammaestrato che finge di cadere a terra e morire, per poi rialzarsi in replay. Pretty much every film and video… è infine l’antologia dei video di Gordon, allestita dallo stesso artista. Numerosi monitor accatastati raccolgono i lavori selezionati per la mostra, dal 1992 ad oggi, come fosse una galleria d’immagini che scorrono simultaneamente.
La concezione dell’intero percorso espositivo, voluta dai curatori e dall’artista, ha poi un’ulteriore connotazione, legata al rapporto tra luce e oscurità. Le opere video sono infatti fruibili nel buio assoluto, mentre l’installazione verbale è in piena luce naturale. Il campo visivo dello spettatore, che ha un punto di fuga attraverso le feritoie del museo verso l’esterno, registra così le parole scritte per poi guardare oltre.
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-3x+2=0 -3x-2=-6 dalla matematica relativa Perfinstals :uguali rimangono uguali e oposti vanno a zero...il segno!
E sotto questa luce di buona osservazione delle cose matematiche che non si vedono ,vedo delle "Opere" che sono per lo meno degne di tale!Via questo sudiciume di pittura che è carente persino dell'ideologia che la rialza in una libera e ponderata dimensione,rimanendo allo stato che è ...meglio non menzionare!qui ...!i video:elettricita;energia;i circuiti;pixel;matematica in fondo...in questi elementi si muove il pensiero,senza sfacciare nulla essendo solo ciò che si vede e senza dilagazione di critiche dei luoghi comune che affestano l'arte;limpido pensiero in duro metallo,simbolo del modernismo e dell'innovazione commerciale :la verità del tempo o lo specchietto per le allodole del vero credente?...
se non fosse d'autore oserei essere ispirato per un'opera mentale...ma perchè non osservare come spettatore?!l'opera è l'anima dell'artista
e di anime non vado a caccia,mi fermo ad ammirarle,ma solo quelle imputabile al concetto che viene animato!