03 giugno 2004

fino al 22.VIII.2004 Medardo Rosso Rovereto (tn), Mart

 
La più importante retrospettiva, per numero e qualità di opere. Amato da Boccioni e Soffici, ha saputo sciogliere la scultura sotto il fuoco della modernità. Sculture, ma anche disegni e le controverse fotografie, accompagnate da opere scultoree coeve di Picasso, Matisse, Rodin…

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Un’occasione pressoché unica quella offerta dal Mart (e, da settembre, dalla GAM di Torino) per visionare la quasi intera produzione scultorea di Medardo Rosso (1858-1928). Oltre sessanta lavori che ripercorrono l’itinerario artistico del maestro, dalla prima scultura conosciuta, quel El Locch del 1880 circa che risente ancora di un certo verismo appena sfumato da sentori di Scapigliatura, fino all’Ecce Puer del 1906, tra le ultime opere conosciute dell’artista.
Tra questi due poli temporali, un percorso di fibrillante ascesa verso la modernità, verso un radicale ripensamento della scultura. Rosso -come ebbe a scrivere Giovanni Papini nel volumetto dedicato allo scultore della collana Arte moderna italiana della Hoepli- “riesce ad oltre passare i limiti della scultura, a creare intorno alle sue immagini un’atmosfera pittorica che par fatta di luce palpabile e magica”. Una rivoluzione che va ben al di là di una semplice trasposizione scultorea dell’impressionismo, e che fu avvertita anche daArdengo Soffici e Umberto Medardo Rosso-Bambino alle cucine economiche-1892-3 Boccioni. Quest’ultimo lo ricorderà infatti nel Manifesto della scultura futurista del 1912, riconoscendone però poi in un secondo tempo i limiti, soprattutto quello di non esser riuscito a passare dalla percezione alla struttura più complessa delle cose. Moderno quindi, così moderno dall’aver sperimentato in più modi quel medium abbastanza recente che era allora la fotografia; non però contemporaneo, se col senno di poi pensiamo che la scultura del Novecento è stata soprattutto, da Picasso allo stesso Boccioni, plasticità e complessità di piani.
Nel percorso è possibile confrontare le varie evoluzioni dell’artista, e come questo, del medesimo soggetto, eseguisse più e più versioni, talvolta variando piccoli particolari, come ne Gli innamorati sotto il lampione (1882-3), talvolta cangiando semplicemente le patine o la materia.
Sculture provenienti da musei di tutto il mondo, alcune per la prima volta in Italia –è il caso di Bambina che ride (1889) e Uomo che legge (1894), anch’essa in cera. Lungo poi l’elenco dei capolavori universalmente conosciuti: Il birichino (1881-2), La portinaia (1883-4), Bambino malato (1889-1993), Bambino ebreo (1892), Bookmaker (1894), Ecce puer (1905-6)…per citarne solo una sparuta parte.
E’ però anche il poco conosciuto a sorprendere, come nel caso dei singolarissimi d’après di sculture d’età classica, rimaneggiati da calchi oppure liberi rifacimenti dell’artista.
Ma non è tutto qui. Accanto alla quasi totale produzione scultorea – assente eccellente la Madame X di Ca’ Pesaro (1896), giustificata però per indiscutibili ragioni di conservazione- in mostra sono esposti anche una decina delle sue impressioni su carta, una ventina di fotografie, nonché, per contestualizzare l’artista nel più ampio panorama della scultura a cavallo tra Ottocento e Novecento, lavori plastici di Giuseppe Grandi, Auguste Rodin, Henri Matisse e Pablo Picasso.

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bibliografia
Adalgisa Lugli, Medardo Rosso, a cura di Massimo Ferretti, Umberto Allemandi, 1996

duccio dogheria


Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna, a cura di Luciano Caramel
Mart – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto
corso Bettini, 43
tel 0464.438887, numero verde 800.397760, fax 0464.430827
mar-dom 10–18, ven anche 18-21
Ingresso: intero 8 €, ridotto 5 €
catalogo Skira
www.mart.trento.it
info@mart.trento.it


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