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fino al 22.VIII.2010 | Linguaggi e Sperimentazioni | Rovereto (tn), Mart

di - 31 Maggio 2010

Pubblico e privato si mescolano al Mart. Il museo apre
le porte al collezionista e accoglie le sue opere non solo tra le mura, ma a
cospetto dei suoi capolavori. Linguaggi e Sperimentazioni è infatti la collezione AGI di Verona (il che
significa Giorgio Fasol) che si dispiega in una mostra temporanea al primo
piano e si confonde tra le opere del museo al secondo (queste ultime entrano a
far parte del Mart in pianta stabile).
Difficile seguire un percorso, bisogna solo lasciarsi
trasportare dall’occhio del collezionista, che unisce intuizione ed emozione.
Molti sono gli artisti che hanno spiccato il volo a partire dagli anni ’90,
acquistati nel momento del loro esordio, ma anche tante le presenze dei
giovani. Ne nasce un’esposizione curiosa, che si addentra nei meandri del contemporaneo
con uno spirito da talent scout.
Un ingresso trionfale accoglie il visitatore. È il Mostro
di Castelvecchio
di Anna Galtaross, nato
dall’accumulo dei più disparati materiali. Lane colorate, pompon, paillette,
frange si combinano come ricordi in un sogno.

All’interno non manca lo spazio per riflettere su
lavori dalla forte impronta sociale. Adel Abdessemed si muove con le sue azioni tra opposizioni evidenti
per tracciare la sua visione della società fatta di sopraffazione di
un’identità sull’altra. Velare e svelare: un burqa nero si disfa come una tela
di Penelope ritornando gomitolo, scoprendo il nudo integrale di una donna. Un
filo d’Arianna che servirà a trovare la strada nel dedalo dei rapporti di
potere? Nella prima sala, tutti allineati i sassi di Nida Sinnokrot, artista palestinese. Rimando immediato alla guerra
povera, quella fatta con le pietre, l’Intifada. Ma anche pallottole ammassate
lungo la parete-muro che divide i due popoli.
Sislej Xhafa

gioca ancora su simboli della società e sulle contraddizioni della
globalizzazione. Presentando i componenti della Filarmonica di Anversa
incappucciati destabilizza il confine tra bene e male. Guarda la realtà dal
punto di vista marginale dell’illegalità: “Anche i criminali sanno suonare
Beethoven, Mozart e Bach
”. Osservare
la società capitalista con gli occhi di un clochard: il collettivo Claire
Fontaine
, “artista ready made”, fa della pesca una metafora economica. Pendulum
rod
è una canna da pesca con un
pendolo-amo per richiamare i passanti sollecitandone le offerte. Un sistema a
caccia di soldi.

Se le mosse provengono sempre dal concettuale, due
degli artisti tra i più giovani in collezione si confrontano con
l’architettura. Cyprien Gaillard,
che ha creato quasi una sorta di archeologia del futuro, presenta La grande
allée du château de Oiron
. L’artista
è guidato dall’idea di costruire un suo “parc aux ruines” con i resti delle architetture moderniste nel mondo.
Tonnellate di materiale frutto della demolizione di un tower-block a Issy-les-Moulineaux cospargono il maestoso viale
che conduce al castello rinascimentale di Oiron. Le rovine del moderno
conducono all’antico ancora intatto nel suo pieno splendore. Giorgio
Andreotta Calò
compie invece un
viaggio surreale guidando, un’imbarcazione sui tetti di anonime architetture.
Tra le opere accolte ai piani alti della collezione, Tuareg di Mario Airò e Black Broom di Chen
Zhen
, l’artista che intendeva l’arte come un processo di
trasformazione per spingersi oltre la realtà oggettiva.

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con Giorgio Fasol

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antonella palladino
mostra visitata il 7 maggio 2010


dal 7 maggio al 22 agosto
2010

Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una
collezione contemporanea
a cura di Giorgio Verzotti
MART – Museo di Arte moderna e
contemporanea di Rovereto e Trento
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21
Ingresso: intero € 10; ridotto € 7
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it

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  • con questa mostra, a mio avviso, la collezione ne esce un po' sacrificata e, in alcuni casi, anche svilita.
    diversi sono i punti negativi e le mancanze da sottolineare.
    innanzi tutto l'allestimento paratattico e saturo che non mette nelle giusta e meritata evidenza le opere che, in alcuni casi, si fagocitano l'una con l'altra.
    poi trovo umiliante per l'opera e per lo stesso artista, che siano raggruppati numerosi video in un'unica interminabile proiezione, in un contesto affatto agevole (in piedi per una durata di 42 minuti o nel luogo di passaggio del corridoio per una durata di circa un'ora e mezza). perché il video deve essere pensato per somma? perché non deve avere il suo "posto" come qualsiasi altra opera?
    inoltre: perché nelle didascalie non deve essere riportata la tecnica? soprattutto per i lavori contemporanei dove molto spesso la sperimentazione fa da padrona.
    infine, se in un'opera come Lamp di Ivan Moudov l'elemento principale è la luce, come è possibile che una lampada sia fulminata e non venga sostituita immediatamente?

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