Sergio Bernardi (1937), nelle sue Puntualizzazioni del 1969 scriveva: Anche l’arte visiva d’oggi non può più avere una funzione prettamente edonistica, ma è chiamata a contribuire alla formazione dell’uomo nuovo assieme alle altre discipline. Questo porta inevitabilmente all’interazione tra arte e vita, non solo, ma anche tra le diverse forme di arte –pittura, scultura, architettura, musica, teatro, poesia, danza, cinema, televisione- perché tutti mezzi espressivi . La vasta antologica ripercorre cronologicamente il percorso artistico di Bernardi fin dagli esordi nel 1967; una produzione che pur in una fervida evoluzione di temi e forme trova un punto fermo, come si evince da questo suo scritto, in una forte volontà comunicativa ed espressiva.
I suoi primi lavori –si osservi ad esempio Dramma 25– sono caratterizzati dalla presenza di embrioni primordiali immersi in monocromi rossi; un rimando all’essere come individuo, al desiderio di oltrepassare il muro d’incomunicabilità che lo divide dagli altri. Arte e vita scavalcano questo muro, e nei lavori successivi gli elementi tendono ad unirsi, ad entrare in relazione, come in Dialogo 25 del 1971. L’imponente serie grafica Homo (1970-5), composta da un migliaio di disegni, è in parte esposta in mostra in una suggestiva ambientazione che ne esalta l’organicità, che sottolinea il percorso umano ed espressivo di ricerca tra ragione, emozione, comunicazione; una serie che è un concentrato lirico delle ricerche di Bernardi nei campi più disparati, dalla riflessione sui mass-media all’attività etico-politica (nel 1974 fonda il circolo La Comune di 3nto, nel 1976 il periodico di politica e cultura U.C.T., tutt’ora attivo).
Se gli anni ’80 si aprono per Bernardi con una performance assieme al Leaving Theatre a Trento, documentata in mostra da densi album fotografici, è nella produzione pittorica che si riscontrano i risultati più significativi. Giorgio Cortenova iscrive infatti l’artista in una corrente, Astrazione arcaica, caratterizzata dall’uso di colori primari tra la drammaticità del gesto e un uso di simboli archetipi che non perde però il suo rimando figurativo. Molte le opere di questo periodo disposte nel percorso, divise per lo più per cicli pittorici, molti dei quali personali meditazioni sull’arte del passato, come la serie de I mesi, dedicata al ciclo di Torre Aquila a Trento, o la serie della Danza macabra, esplicito rimando agli affreschi di Simone Baschenis a Pinzolo.
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bibliografia
S. Bernardi, Le metamorfosi del concettuale, a cura di Luigi Serravalli, Trento, ed. L’editore, 1992
duccio dogheria
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