Solitamente, quando gli artisti sono ancora in vita e quando un museo organizza una loro retrospettiva si teme la storicizzazione o la museificazione d’anticipo. In questo caso, però, la volontà d’approfondimento critico del lavoro di sei artisti come Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli, universalmente noti come Gruppo di San Lorenzo o Nuova Scuola Romana, denota proprio l’obiettivo di storicizzare.
L’esigenza è quella d’identificare un nucleo di propositi, unici e irripetibili nel contesto artistico italiano, che inizia al termine degli anni ‘70 a Roma e prosegue negli anni ‘90. Il rifiuto iniziale di un’arte mercificata e la scelta di utilizzare linguaggi espressivi tradizionali come la pittura e la scultura, e quindi di prendere la distanza dalle forme artistiche di quegli anni, ne marcano una certa identità. Le poetiche e gli stili espressivi di ognuno prenderanno strade diverse, ma ciascuno manterrà la freschezza di una ricerca sempre aperta, raggiungendo risultati di altissimo livello.
La mostra vuole evidenziare una volta per tutte, e proprio in questo momento, le individuali caratteristiche stilistiche, esponendo sia i lavori dei primordi che quelli più recenti. Un’ottantina d’opere sono suddivise in due grandi sale: nella prima sono raccolti i lavori iniziali, in un susseguirsi di dilatazioni e contrazioni delle rispettive personalità; nell’altra i lavori contemporanei, dove ognuno ha uno spazio definito, che testimonia anche le strade attualmente prese. Non solo quadri e sculture, ma anche ambienti ora ricostruiti, come la
Camera picta (1991) di
Gianni Dessì.
Tutto ciò che è esposto riporta la riflessione espressiva anche alla connotazione urbana, quella del quartiere San Lorenzo, ove tutto ha avuto origine. Un luogo in cui gli artisti si sono sentiti liberi di muoversi tra figurazione e astrazione, liberi da una ricerca spasmodica della novità, tipica delle avanguardie e neo-avanguardie. Il titolo della mostra parla infatti di un’
officina dove ogni artista ha lavorato e la cui sede è stata l’ex Pastificio Cerere, tuttora attivo come fondazione.
Se di
Bruno Ceccobelliè esposto
Morpheus (1979), proveniente dal Museo di Groningen, o
C’è Re e Re (1986), sua è anche l’opera
Invasi del 2008. Pure di Dessì si accostano
Monte (1980) e il recente dittico
Panorama del 2008. Di
Giuseppe Gallo è una serie di acquerelli tutti con lo stesso titolo,
Disegno malato (1979), la grande tempera
Tartaruga (1980) e l’ultimo gruppo di opere,
Apocalisse 1, 2, 3, 4, 5, 6, realizzate fra il 2008 e il 2009.
Ombra (1980),
Piuma e il più recente
Teorema (2006) sono le opere di
Nunzio, mentre
Pizzi Cannella muove i suoi passi con
Tutto intorno (1983-84) e
Paso doble, arrivando fino a
Salon de Musique del 2005-06. Infine,
Marco Tirelli espone i suoi
Senza titolo, che vanno dal 1980 al 2009, riassumendo la sua esercitazione pittorica.