Gianpaolo Bertozzi e Stefano Casoni , forti di una ventennale collaborazione nel campo della ceramica, associano la tradizione della bottega artigiana, fatta di assoluta conoscenza della materia, con le più avanzate e sperimentali tecniche di lavorazione. Tra arte e design, i loro lavori fascinano per l’assoluta mimesi dovuta a tecniche innovative quali la fotoceramica. Scolapiatti dai quali spuntano curiosi funghi e camaleonti e cestini colmi di rifiuti espugnati da flaccide lumache sono sottili rimandi alla vanitas delle nature morte secentesche, lucenti quanto insidiate da farfalle ed altri insetti allusivi. Simili richiami emergono da Cestino della discordia (2003) o da Ossobello ghiacciato (2003) in cui l’ironia ribalta i pesi e le misure: la “natura morta” sono qui dei mucchi di ossa, addobbati come alberi di Natale da avanzi di bocce decorate con scene erotiche orientaleggianti.
I due artisti attingono indistintamente dall’alto e dal basso della cultura, sia che si tratti di grandi maestri della storia dell’arte che della minore delle arti minori, il packaging, nel suo stato finale di rifiuto. Talvolta i due aspetti si compenetrano in modo sorprendente, con chiari rimandi ai Nouveaux Réalistes degli anni Sessanta. Una seconda versione di Cestino della discordia (2003) contiene in una mimesi assoluta pacchetti di sigarette, lattine di birra, tappi di superalcolici, bicchieri di plastica, scatolette di tonno. Il rimando immediato è alle Poubelles di Arman, ma mentre in questo si tratta di un’accumulazione di oggetti reali, nel caso di Berotzzi e Casoni si tratta d’invenzione, di virtuosismo mimetico. Composizione n.4(2003) è un altro fantasmagorico oggetto della loro Wunderkammer. In questa serie di diciotto armadietti del pronto soccorso sono presenti, negli spazi lasciati semiaperti, una serie di oggetti possibili –scatole di compresse, pasticche, pomate, boccette di medicinali- ed un’altra di oggetti improbabili, dal cibo per pappagalli alle bombe a mano, dalla dentiera a un vibratore con tanto di confezione a fianco. Il mimetismo è sempre assoluto, spiazzante non meno
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