Ulrich
Vogl (Kaufbeuren, 1973; vive a
Berlino) porta a Rovereto le sue visioni siderali. Una ventina di opere dalle
caratteristiche formali estremamente eterogenee, ma accomunate dal rapporto con
l’universo e dal mistero romantico che pervade l’osservazione astronomica.
Dopo
aver trattato la temporalità nel lavoro di
Federico Pietrella, la Galleria Deanesi presenta un artista che trova
invece nel concetto di spazio la sua categoria prediletta. A livello tematico
si tratta di spazio cosmico, come suggerisce il titolo della personale,
Watching
the stars, con una rappresentazione
di costellazioni e strumenti legati all’osservazione della volta celeste. A un
livello più profondo, la spazialità riguarda l’osservatore, l’importanza del
luogo d’interazione e del corpo nella percezione dell’opera.
Riprendendo
in maniera originale alcuni assunti dell’arte cinetica, i lavori di Vogl vivono
in un rapporto relativo con lo spettatore.
L’impiego di superfici luccicanti,
specchi e materiali industriali conferiscono ai pezzi in esposizione un
carattere vibrante, continuamente mutevole al variare del punto di vista. Opere
quindi che richiedono l’interazione dell’individuo e che fanno appello al suo
movimento per sfavillare in combinazioni sempre diverse.
Nei
tre dischi celesti esposti, l’effetto è ottenuto attraverso un attento gioco di
piani specchianti e superfici semitrasparenti. Nella porzione di galassia,
circolare come in una visione telescopica, i corpi celesti sono rappresentati
in negativo, forando la superficie superiore e lasciando così che la luce
riflessa emerga in corrispondenza dei vuoti. In questo metodo si riconosce un
approccio scultoreo: l’immagine è creata per via di levare e i tratti si
definiscono attraverso la luce che riesce a trasparire dagli spiragli del
materiale coprente.
È
quanto si vede anche in
Spazio – Faro da cantiere o nel monumentale
Radiotelescopio I. Il vetro viene approntato con un fondo di smalto
nero e il disegno si crea asportando la materia preparatoria. Dietro quest’ultima,
la luce artificiale o i riflessi del tessuto scintillante emergono dal fondo e
donano al tratto un incessante brulichio.
In
questa maniera Vogl dimostra la sua tecnica di disegnatore, ma anche la
capacità di tradurre la propria poetica in forme espressive tra loro molto
distanti. L’impiego di materiali industriali o derivati dal mondo dello
spettacolo, unita all’abilità grafica, lo collocano a metà strada fra
artigianato e scenografia, arte rinascimentale e pop.
Nelle
sue opere è proposta una visione misterica, in cui la volta celeste o gli
strumenti d’osservazione impiegati per sondarla sono simboli di una spinta conoscitiva
che non può mai esser completa. L’osservatore si trova sulla soglia dell’ignoto,
con la possibilità di scrutare il reale in maniera solo parziale. E le opere,
nella singolare commistione di tecnologia e umanesimo, assumono una vena
affascinante ed evocativa.