Sarà che tutta l’attenzione è stata concentrata sull’imperdibile mostra su danza e avanguardie, ma questo evento di monumentale ha ben poco. Certo, è sempre un’occasione poter osservare i poco noti cartoni preparatori di Mario Sironi (1885-1961), ma sedici sole opere –questa la consistenza del deposito dell’Archivio Romana Sironi presso il Mart- sono francamente poche per una mostra che ha la giusta pretesa di far conoscere a un vasto pubblico la produzione monumentale di Sironi. Nulla, per dire, di paragonabile alla mostra tenutasi alla Pinacoteca Nazionale di Bologna lo scorso anno, che ha preceduto di poco la pubblicazione dell’importante e imponente volume Electa dedicato ai lavori in gran formato dell’artista, uno dei protagonisti di Novecento e figura di spicco del muralismo italiano. Ciononostante, la mostra merita attenzione, sia per le nuove opere sironiane che vanno ad affiancare le numerose altre presenti nella permanente del Mart, sia per l’altra metà degli anni Trenta che funge da prezioso corredo all’evento, costituita da pregevoli lavori dei principali esponenti dell’astrattismo italiano, da Melotti a Licini, da Magnelli a Reggiani, da Prampolini a Veronesi.
Più che i bozzetti in piccolo formato, peraltro interessanti per osservare la genesi di un’opera monumentale attraverso le sue sottili variazioni e passaggi di definizione progettuale, ad attrarre maggiormente sono gli enormi cartoni preparatori realizzati dall’artista, il cui scopo era quello di riportare con precisione i contorni dell’immagine abbozzata sull’intonaco. Purtroppo rimane ben poco della copiosa produzione monumentale sironiana, e così questi mastodontici cartoni sono quello che più si avvicina, al di là di fredde fotografie, alle opere scomparse che rivestivano al tempo un ruolo tutt’altro che marginale nell’attività di Sironi.
Tra le opere esposte giganteggia un Condottiero a cavallo del 1934-1935, del quale ne esistono in verità più versioni, preparato per l’affresco L’Italia tra le Arti e le Scienze nell’Aula Magna dell’Università di Roma. Per lo stesso complesso decorativo è pure un altro enorme cartone esposto, che presenta la personificazione dell’Astronomia. Ciò che accomuna tutti questi lavori in gran formato è il particolare modo di trattare la figura umana, che al di là di un generico gigantismo è spersonalizzata per esser resa ideale, modello civile, moderna -e fascista- iconografia della Virtù. Anche i bozzetti in piccolo formato non sfuggono a questa compiacente retorica, che –accanto ai dipinti più cupi ed esistenzialisti e a alle ironiche illustrazioni satiriche eseguite per Il Popolo d’Italia– costituisce il terzo polo della complessità artistica sironiana.
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