A un primo sguardo d’insieme, nella mostra Wild Views di Chiara Tagliazucchi (Modena, 1972; vive a Modena e Selva
Gardena, Bolzano) si avverte l’invito a entrare in un rapporto simultaneo con
la natura. Ma non è così. I numerosi oli che sono esposti offrono piuttosto una
trappola della visione, formalmente una sorta di entropia dell’immagine che
solo in apparenza è gradevole.
Pathless Wood 1 è l’esempio più calzante. Nel risucchio dello sguardo, in cui la
foresta è una forma concava che attrae, si è inevitabilmente all’interno del
bosco. Consapevole dell’alta velocità della visione che la tela
inequivocabilmente trasmette, lo sguardo ci colloca al suo centro. Ma è proprio
una volta dentro la forma che si rileva l’efficacia della trappola. Ormai siamo
al centro del bosco, intrappolati e perduti. Le pareti velate tra gli alberi,
in un tenue bianco e nero, inducono al pensiero di un viaggio definito, come se
l’occhio fosse la plancia di un’astronave.
Con questo dipinto la vista è posta a confronto diretto con tutto
quello che si potrebbe vedere se si fosse arrivati finalmente al nodo. Tutto è
sospeso per un nuovo concetto teorico della visione. Tutti hanno una loro
chiave di lettura in cui l’esser porta prelude all’entrata nello sguardo.
Pathless Wood 2 mostra invece un paesaggio boschivo distrutto, come se fosse
avvenuto uno schianto. La radura in mezzo al bosco non è più il punto d’arrivo
per entrare in contatto con il mondo, ma un luogo del tremendo. Gli alberi sono
a terra e lo sfondo è corrotto dal disastro avvenuto. Tutto ciò che è a terra è
stratificato e da tempo è cominciata la decomposizione del mondo vegetale. Le
altre serie, quella di Clouds, ad esempio, o quelle di Nothing Lasts, tutte realizzate quest’anno, sono il
pretesto sempre buono per sottolineare fenomeni naturali che presuppongono, per
la loro virulenza, la sordida mano dell’uomo, anziché della natura.
L’atteggiamento nel rappresentare nella loro morfologia alcuni fenomeni
meteorologici non deve far pensare però a una celebrazione del negativo, perché
qui si tratta proprio di prendere lo spunto cromatico dalla natura nel momento
del suo mutare.
Infatti, in
Quiete 14 il colore si
vivacizza. Una canoa con un uomo a bordo attraversa uno specchio d’acqua, gli
alberi hanno i loro colori, forse autunnali, ma tutto infonde calma, anche se
qualche tronco è piegato, quasi morente. Nella serie On the water 1, 2, 3 una baracca, una villetta, un motoscafo
arenato e l’acqua sono i soggetti che vengono sempre posti in primo piano.
Acqua che precede, domina le cose costruite dall’uomo, le lascia vedere; ma
nello stesso tempo potrebbero anche essere non viste, perché sempre pensate
attraverso una dimensione nascosta.
Un nutrito nucleo di disegni, a grafite su carta, giocano
formalmente con la rappresentazione dei ghiacci, deserti, rocce e montagne. Ma
se la pittura a olio dava un senso cromatico pieno, qui tutto è rarefatto, per
meglio mostrare le morfologie naturali di luoghi invivibili.
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a Modena
claudio cucco
mostra visitata il 19 marzo 2010
dal 19 marzo al 29 maggio 2010
Chiara Tagliazucchi – Wild Views
a cura di Luigi Meneghelli
A.B.C. – Arte Boccanera Contemporanea
Via Milano, 128 – 38100 Trento
Orario: da martedì a sabato ore 11-13 e 16-19
Ingresso libero
Catalogo disponibile
Info: tel./fax +39 0461984206; arteboccanera@gmail.com;
www.arteboccanera.com
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mostra noiosa. meglio niente.