Nonostante l’incresciosa vicenda della casa-museo Fortunato Depero, da un decennio impietosamente sottratta alla curiosità dei visitatori, Rovereto dedica al proprio illustre concittadino una mostra a dir poco spettacolare.
Depero pubblicitario esplora, attraverso circa cinquecento opere, l’intensa attività pubblicitaria di
Fortunato Depero (Fondo, 1892 – Rovereto, 1960). Un’attività i cui preamboli si possono rintracciare già nel manifesto
Ricostruzione futurista dell’universo, firmato insieme a
Giacomo Balla nel 1915.
La sua casa d’arte, aperta a Rovereto nel 1919, lo spinse presto a intelligenti forme di auto-promozione, dalle insegne alla carta da lettere, attraverso cui reclamizzare i propri prodotti e soprattutto la propria immagine, anticipando gran parte delle campagne pubblicitarie d’oggi. Scardinando le tradizionali forme dell’
affiche art nouveau -quelle, per intenderci, che avevano segnato i capolavori dei vari
Chéret,
Jossot,
Toulouse-Lautrec– Depero inseguì l’aria fresca della modernità. Inizialmente la via scelta fu quella del linguaggio meccanico-futurista, già sperimentato nei
Balli plastici, come ben dimostra uno dei suoi manifesti più riusciti, dedicato al
Mandorlato Vido (1924).
In seguito, scrivendo forse le pagine più belle della rivoluzione tipografica futurista, Depero ideò un linguaggio in cui testo e immagine si compenetrano, fondendosi in un’unica, intensa avventura visiva. Esemplari a tal proposito sono due libri d’artista, pubblicitari in due diverse accezioni: da una parte
Depero Futurista (1927), meglio noto come
imbullonato per via dell’inaudita legatura, summa estetico-poetica del concetto di auto-pubblicità; dall’altra il
Numero Unico Futurista Campari (1932), contenente, oltre all’eccezionale apparato grafico, anche una chicca del Depero teorico, il
Manifesto dell’Arte pubblicitaria.
Depero si spinse però ben oltre nell’uso avanguardistico del
lettering, dilatando lo spazio dell’opera dalla pagina all’architettura dei padiglioni espositivi, come quello tipografico realizzato nel 1927, in occasione dell’esposizione di arte decorative a Monza. A proposito di opere promozionali in gran formato, nel percorso sono documentati, attraverso bozzetti e fotografie, anche lavori imponenti quanto poco conosciuti, dal carro allegorico progettato in occasione della roveretana Festa dell’Uva (1936), alla vasta decorazione del ristorante Zucca, intrapresa nel 1930, durante il primo soggiorno newyorkese.
A Depero, promotore innanzitutto della propria immagine, non sfuggì infine la necessità di utilizzare quello che al tempo era il mezzo più efficace e immediato per far conoscere a un pubblico vasto ed eterogeneo il proprio stile: le copertine delle riviste, vere e proprie opere grafiche d’autore tirate in migliaia di copie. L’elenco è lungo quanto prestigioso: dal periodico locale
Trentino alle ben più note
Il Secolo XX,
Emporium,
Vanity Fair e
Vogue.