Due sono le opere con le quali
Chagall raccontò la creazione dell’uomo e l’amore sublime, ispirandosi al
Cantico dei Cantici. Il Museo di Nizza le ha prestate per la mostra
La Scimmia Nuda, ma solo per un breve periodo, in ossequio alle normative francesi che impongono tempi di esposizione all’estero non superiori ai sei mesi. Sono già ripartiti, dunque, i due oli. Inaspettatamente, c’è però ancora molta arte al Museo di Scienze Naturali di Trento: un
Tano Festa e dieci serigrafie del 1983 di
Andy Warhol, dedicate alle specie animali in via di estinzione e commissionate da Ronald e Frayda Feldman. Sono queste le opere che costituiscono il singolare nucleo artistico di una mostra in un museo che deputato all’arte non è.
C’è inoltre un anello di congiunzione davvero curioso fra arte e scienza. È il primate
Congo. Il visitatore ha la possibilità unica di vedere lo “scimpanzè-artista” al quale, per esperimento, misero un pennello in mano e dei colori accanto. E lui cominciò a eseguire disegni astratti.
Dalí e
Picasso furono chiamati a vederne l’opera e ne rimasero stupefatti;
Miró addirittura volle barattare un suo disegno per mettersi in salotto Congo, colui che aveva mostrato al mondo la vena artistica dei primati. Cinque le sue opere esposte a Trento, e per la prima volta in Italia, provenienti da Londra e dalla California.
La mostra allarga il proprio quesito scientifico sulle teorie evoluzionistiche al futuro e si chiede cosa stia facendo l’animale uomo. Perché è l’unico tra gli animali a non rapportarsi con l’ambiente secondo le sue leggi. Quale sarà il futuro dell’umanità se queste sono le premesse? La domanda antropologica spinge la mostra verso altre due eloquenti presenze artistiche. Questa volta interattive. Sono i lavori di
Eva Sutton e di
Enrico T. De Paris, rispettivamente
Hybridis e
Cromosoma. Per riflettere sulla manipolazione genetica e sulla capacità esclusivamente umana di sovvertire, mischiare, rivoluzionare e corrompere la natura.