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22
gennaio 2008
fino al 6.IV.2008 La parola nell’arte Rovereto (tn), Mart
trento bolzano
Quando l’alfabeto diventa colore. E il libro, una galleria d’arte che si rinnova a ogni sfogliar di pagina. Tra dipinti, libri d’artista e molto altro ancora, il rapporto tra arte e scrittura. Dal futurismo a oggi...
Non c’è che dire, siamo di fronte a una delle migliori mostre organizzate dal Mart. E dire che la maggior parte delle circa ottocento opere esposte -fra dipinti, collages, grafiche e soprattutto libri d’artista- proviene dalle collezioni del museo stesso, sebbene in gran parte finora mai esposte al pubblico. Il percorso è un crescendo emozionale, incentrato sulle ricerche verbo-visuali che attraversano avanguardie storiche e neo-avanguardie, dal futurismo italiano a quello russo, dal dadaismo al surrealismo, dal Bauhaus a Fluxus, dalla poesia visiva alle ricerche d’ambito pop e concettuale.
In principio fu il verbo futurista: scardinare lo status quo tipografico e letterario, attraverso un florilegio di lettering e un largo ricorso alle onomatopee, come documentano le parole in libertà di Marinetti e Depero, piuttosto che i dipinti di Soffici, Carrà, Boccioni, Severini, Balla e Baldessari, in cui la parola, scritta o applicata tramite collage, ha un ruolo centrale. Ci sono naturalmente numerosi libri d’artista futuristi, sia italiani -citiamo, oltre all’imbullonato di Depero, almeno le litolatte di Tullio d’Albisola, le cui pagine sono stampate su fogli metallici- che russi, come lo squisito Per la voce di Majakovskij, con superba grafica costruttivista di El Lissitskij.
Rimanendo nel campo delle avanguardie storiche, il percorso offre -alternando opere a parete ad altre custodite in vetrinette- numerosi lavori dadaisti e surrealisti, dai numeri de La révolution surrealiste alla celebre Boîte en valise di Duchamp, fino ai collage di Schwitters e ai celebri fotomontaggi di Heartfield.
La seconda parte del percorso prende avvio con un gruppo di opere di artisti internazionali attivi a partire dagli anni ‘50, promotori della cosiddetta arte concreta, fortemente purista nell’incorniciare i caratteri tipografici con lo spazio bianco della pagina. Di poco successiva la corrente perlopiù italiana della poesia visiva, in cui i vari Pignotti, Sarenco, Carrega, Marcucci e Balestrini utilizzano iconografie e slogan della società dei consumi per realizzare opere non certo prive di significati politici.
Il riciclo dei più diversi materiali segnici è parimenti al centro dei lavori di Vautier e Roth, così come di quelle di Cage e Chiari, artisti che ebbero anche il merito di contaminare arte e musica. In tali ricerche di recupero e trasformazione non potevano non essere documentate nel percorso personalità quali Rotella, Schifano, Arman e Rauschenberg, senza dimenticare le Campbell Soup di Wahrol e la pittura dura di Basquiat.
Tra le opere realizzate negli ultimi anni, segnaliamo i lavori di Vibeke Tandberg: microcosmi formato collage di vaste dimensioni, che impressionano per l’insolito connubio di rigore e giocosità.
In principio fu il verbo futurista: scardinare lo status quo tipografico e letterario, attraverso un florilegio di lettering e un largo ricorso alle onomatopee, come documentano le parole in libertà di Marinetti e Depero, piuttosto che i dipinti di Soffici, Carrà, Boccioni, Severini, Balla e Baldessari, in cui la parola, scritta o applicata tramite collage, ha un ruolo centrale. Ci sono naturalmente numerosi libri d’artista futuristi, sia italiani -citiamo, oltre all’imbullonato di Depero, almeno le litolatte di Tullio d’Albisola, le cui pagine sono stampate su fogli metallici- che russi, come lo squisito Per la voce di Majakovskij, con superba grafica costruttivista di El Lissitskij.
Rimanendo nel campo delle avanguardie storiche, il percorso offre -alternando opere a parete ad altre custodite in vetrinette- numerosi lavori dadaisti e surrealisti, dai numeri de La révolution surrealiste alla celebre Boîte en valise di Duchamp, fino ai collage di Schwitters e ai celebri fotomontaggi di Heartfield.
La seconda parte del percorso prende avvio con un gruppo di opere di artisti internazionali attivi a partire dagli anni ‘50, promotori della cosiddetta arte concreta, fortemente purista nell’incorniciare i caratteri tipografici con lo spazio bianco della pagina. Di poco successiva la corrente perlopiù italiana della poesia visiva, in cui i vari Pignotti, Sarenco, Carrega, Marcucci e Balestrini utilizzano iconografie e slogan della società dei consumi per realizzare opere non certo prive di significati politici.
Il riciclo dei più diversi materiali segnici è parimenti al centro dei lavori di Vautier e Roth, così come di quelle di Cage e Chiari, artisti che ebbero anche il merito di contaminare arte e musica. In tali ricerche di recupero e trasformazione non potevano non essere documentate nel percorso personalità quali Rotella, Schifano, Arman e Rauschenberg, senza dimenticare le Campbell Soup di Wahrol e la pittura dura di Basquiat.
Tra le opere realizzate negli ultimi anni, segnaliamo i lavori di Vibeke Tandberg: microcosmi formato collage di vaste dimensioni, che impressionano per l’insolito connubio di rigore e giocosità.
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MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento
Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto
Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21
Ingresso: intero € 8; ridotto € 5
Catalogo Skira, € 80
Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it
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