Non c’è che dire, siamo di fronte a una delle migliori mostre organizzate dal Mart. E dire che la maggior parte delle circa ottocento opere esposte -fra dipinti, collages, grafiche e soprattutto libri d’artista- proviene dalle collezioni del museo stesso, sebbene in gran parte finora mai esposte al pubblico. Il percorso è un crescendo emozionale, incentrato sulle ricerche verbo-visuali che attraversano avanguardie storiche e neo-avanguardie, dal futurismo italiano a quello russo, dal dadaismo al surrealismo, dal Bauhaus a Fluxus, dalla poesia visiva alle ricerche d’ambito pop e concettuale.
In principio fu il verbo futurista: scardinare lo status quo tipografico e letterario, attraverso un florilegio di lettering e un largo ricorso alle onomatopee, come documentano le
parole in libertà di
Marinetti e
Depero, piuttosto che i dipinti di
Soffici,
Carrà,
Boccioni,
Severini,
Balla e
Baldessari, in cui la parola, scritta o applicata tramite collage, ha un ruolo centrale. Ci sono naturalmente numerosi libri d’artista futuristi, sia italiani -citiamo, oltre all’
imbullonato di Depero, almeno le
litolatte di
Tullio d’Albisola, le cui pagine sono stampate su fogli metallici- che russi, come lo squisito
Per la voce di
Majakovskij, con superba grafica costruttivista di
El Lissitskij.
Rimanendo nel campo delle avanguardie storiche, il percorso offre -alternando opere a parete ad altre custodite in vetrinette- numerosi lavori dadaisti e surrealisti, dai numeri de
La révolution surrealiste alla celebre
Boîte en valise di
Duchamp, fino ai collage di
Schwitters e ai celebri fotomontaggi di
Heartfield.
La seconda parte del percorso prende avvio con un gruppo di opere di artisti internazionali attivi a partire dagli anni ‘50, promotori della cosiddetta
arte concreta, fortemente purista nell’incorniciare i caratteri tipografici con lo spazio bianco della pagina. Di poco successiva la corrente perlopiù italiana della
poesia visiva, in cui i vari
Pignotti,
Sarenco,
Carrega,
Marcucci e
Balestrini utilizzano iconografie e slogan della società dei consumi per realizzare opere non certo prive di significati politici.
Il riciclo dei più diversi materiali segnici è parimenti al centro dei lavori di
Vautier e
Roth, così come di quelle di
Cage e
Chiari, artisti che ebbero anche il merito di contaminare arte e musica. In tali ricerche di recupero e trasformazione non potevano non essere documentate nel percorso personalità quali
Rotella,
Schifano,
Arman e
Rauschenberg, senza dimenticare le
Campbell Soup di
Wahrol e la
pittura dura di
Basquiat.
Tra le opere realizzate negli ultimi anni, segnaliamo i lavori di
Vibeke Tandberg: microcosmi formato collage di vaste dimensioni, che impressionano per l’insolito connubio di rigore e giocosità.