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fino al 7.V.2006 | La Danza delle Avanguardie | Rovereto (tn), Mart

di - 24 Gennaio 2006

Urla a gran voce. Boati e contestazioni a non finire. Il teatro sembra quasi cedere sotto le imprecazioni del pubblico scandalizzato, che vuole indietro il prezzo del biglietto. È il 1913, e alla prima del Sacre du Printemps (coreografie di Nijinsky su musica di Stravinsky e scenografia di Roerich) accade il finimondo. Ma è qui che viene scritta la storia, e la penna sta in mano all’istrionico Sergej Diaghilev (1872-1929), geniale impresario teatrale, fondatore dei Ballets Russes di Parigi. Emigrato dalla Russia, dove si era già dedicato all’arte e alla musica, si trasferisce nella capitale francese, dove diventa promotore di eventi culturali, concerti ed opere. È qui che riunisce i più promettenti artisti, musicisti e ballerini della madrepatria nonché le avanguardie artistico-musicali francesi, rendendo possibile un vero e proprio miracolo culturale.
È attorno a questa figura di instancabile modernità e smisurata importanza, ma anche ai concorrenti dei Ballets Suédois di Rolf de Maré, che viene costruita la prima metà della mostra. Grazie alla sua attività infatti, la danza moderna, che vede le fondatrici in Loïe Fuller ed Isadora Duncan (della quale, oltre a numerosi fotografie, è presenti un bel disegno di Léon Bakst), fa un balzo in avanti. Ravel, Debussy, Satie, ma soprattutto Stravinsky saranno gli autori delle musiche con cui vengono proposti nuovi spettacoli che coniugano la passione Belle Epoque per l’esotismo con le tradizioni popolari russe, ctonie e pagane.

E gli artisti che realizzano costumi e scenografie (come Fortunato Depero che inventa anche a dei complessi sistemi meccanici, ma anche Picasso, Larionov e la Goncharova, della quale è presente lo strepitoso fondale di Le coq d’or di oltre dodici metri) si servono del teatro a mo’ di megafono, riuscendo a condizionare il ruolo stesso ballerini, che d’ora in avanti, grazie anche a costumi sofisticatissimi, saranno interpreti di una danza cubista, futurista, o espressionista. Di questo periodo, oltre gli immancabili ritratti su carta dei protagonisti di questa epopea, sono innumerevoli i disegni e i bozzetti di scena. Decisamente troppi per la verità; con il rischio di disorientare il pubblico o di annoiarlo per eccesso di analiticità.
La seconda parte dell’esposizione si apre con le esperienze russe (tra cui si fanno notare Tatlin ed il suprematista Malevich) e Das Figurale Kabinett, il lavoro poeticamente meccanico di Oskar Schlemmer, che inscena (alla prima mostra Bauhaus) un ballo di poetiche marionette filiformi, colorate e aggraziate, di cui si può ammirare l’asciutta compostezza, che distingue anche i disegni di Emil Nolde, caratterizzati anche da vitalistiche ruvidità primordiali.

E naturalmente la danza, come l’arte, attraversa l’Atlantico dopo il secondo conflitto e qui i combine paintings di Bob Rauschenberg lasciano il posto alla casualità, all’aleatorietà, alla mancanza di regole univoche che è propria di John Cage. Ma rispetto ai lavori dedicati alla danza di David Salle, è sicuramente Keith Haring a fare un altro scalino, raccontando, con il suo linguaggio metropolitano, il salto ulteriore della danza, verso la strada, il marciapiede, l’asfalto. E verso quei movimenti rudi e sgraziati che riportano la danza all’origine della modernità.

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La Danza delle Avanguardie. Dipinti, scene e costumi, da Degas a Picasso, da Matisse a Keith Haring
a cura di Gabriella Belli e Elisa Guzzo Vaccarino
catalogo Skira – Rovereto (TN), Mart, Corso Bettini 43
martedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica 10-18; venerdì 10-21; lunedì chiuso – ingresso € 8, ridotto € 5, gratuito fino a 14 anni; scolaresche € 1; famiglia € 20
possibilità di visite guidate e laboratori didattici per le scuole su prenotazione
per informazioni tel. 800.397760, fax 0464 430827
info@mart.trento.itwww.mart.trento.it


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