È la prima, per data d’apertura, della triade di eventi firmati dalla curatrice Ester Coen e dedicati al centenario del Futurismo.
Illuminazioni,
Astrazioni e
Simultaneità sono infatti i tre grandi temi che accompagneranno il 2009 con mostre a Rovereto, Venezia e Milano, allestite rispettivamente al Mart, al Museo Correr e a Palazzo Reale. Luoghi e spazi che, riuniti sotto l’egida di Electa, celebrano il movimento marinettiano, sulla scia di tre punti di vista differenti.
Al Mart, sotto il titolo
Illuminazioni si accende una rassegna enorme, senza ombre di sorta. Una retrospettiva perfettamente in tono con gli spazi e i progetti che il museo trentino, da anni, ci ha abituato a vedere. Attraverso le centocinquanta opere in mostra, con prestiti provenienti da musei e istituzioni come il Museo Statale Russo di San Pietroburgo o la National Gallery di Washington, questa grande esposizione è puro terreno di diversità. Forse più meditativa, eteroclita ed elegante rispetto agli eventi in programma per l’anno del centenario, è una mostra che illustra le complesse e talvolta sottili relazioni estetiche tra i futuristi e i più importanti esponenti delle avanguardie russe e tedesche.
Sebbene al Mart la storia non venga sollecitata a raccontarsi, come se dovesse essere la traccia di un percorso da seguire fra tele e disegni,
Avanguardie a confronto oscilla tra due riferimenti temporali. Sono due cardini che reggono una porta invisibile, aperta su un mondo futurista meno conosciuto e maggiormente rievocato, rivisitato.
I due cardini temporali partono dalle influenze degli artisti di Der Sturm (tra i quali si ricordano
Chagall,
Kandinskij e
Klee) per passare attraverso il viaggio di
Marinetti a Mosca, vate acclamato dalle folle russe in dirittura d’arrivo verso la Rivoluzione del ‘17.
Non sempre risulta di facile lettura l’intreccio delle cinque sezioni che suddividono il percorso espositivo. L’intenzione della curatrice era di far rimbalzare l’occhio del visitatore assieme all’eco del verbo marinettiano, attraversando quindi cinque tappe geografiche: una franco-parigina, una tedesca, una successiva russo-moscovita, una italiana e, per finire, una newyorkese.
Ma a chi si vuole nutrire di sola luce futurista, senza star troppo a perseguire i baluginii storici di sottofondo, si suggerisce di lasciarsi catturare dai propri occhi.
È consigliato dunque far visita a
Costruzione spiralica di
Boccioni, e lì di rimanere per qualche minuto. È consigliato di godersi i tagli di
Severini, sincopi che il pittore impone a danze, danzatrici e colori. È consigliato di seguire le sferzate del
Paesaggio raggista di
Gondarova, per poi passare all’unico
Rodchenko in esposizione (
Danza, 1915): una tela fatta di densità e immediatezze, spurie da qualsiasi origine forzata. Stilemi forti e involontari di questa lucida rassegna.
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STUPENDA! peccato non ci sia posto per sedersi ogni tanto..