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Raccontami la storia del tuo giardino”: è l’invito lasciato agli spettatori da
Carmen Müller (Bressanone, 1955; vive a Merano, Bolzano) a conclusione del percorso espositivo con cui l’artista celebra il primo compleanno del Museion di Bolzano.
L’idea originaria si sviluppa dalla storia personale dell’artista per coinvolgere le esperienze di amici e conoscenti, amanti come lei del giardino, che le hanno permesso di penetrare i segreti che ognuno conserva per la cura della propria oasi verde. È un’opera
in fieri, che si costruisce componendo i dati e gli elementi risultanti da conversazioni, dialoghi, scambi avvenuti con le persone che ha incontrato nella terra in cui vive. Il giardinaggio è, infatti, una delle attività predilette del tempo libero per i sudtirolesi e, nell’ambito dei tre progetti che hanno celebrato i festeggiamenti del museo, Carmen Müller rappresenta la voce del territorio. Una voce eccentrica, che proviene da un percorso artistico insolito, lontano dal mainstream.
Il richiamo alla Process Art è immediato. All’interno della vita dei giardini, i processi organici di crescita e decomposizione, maturazione e deterioramento svelano un’arte che è transitorietà, cambiamento, passaggio attraverso il tempo. In visione numerosi documenti, testimonianze d’una passione e di tante storie, fra i quali i taccuini dell’artista, che fungono da lente d’ingrandimento sui fenomeni nascosti all’interno del giardino: movimenti d’insetti, azione dei parassiti su piante e ortaggi…
Osservazione scientifica, indagine antropologica ma soprattutto racconto si mescolano, tanto da non poter individuare se i protagonisti siano i giardini, i fiori e gli insetti o le persone. Uno sguardo curioso si spinge nelle aiuole e negli orti, in particolar modo quelli degli anziani. Appaiono aspetti inconsueti, surreali, lontani dall’immaginario del giardino all’italiana, nato dalla distinzione rinascimentale fra orto e giardino, necessità e diletto. L’insolito getta lo spettatore nel dubbio se la scelta progettuale compiuta dal giardiniere-architetto abbia a che fare con qualcosa di funzionale o di artistico e creativo.
In
Notizen aus Gärten, un tappeto “persiano” rosso tra le piante è anche un metodo escogitato per non far crescere erbacce; i bidoni dell’immondizia tagliati a metà diventano vasi per contenere piante; una rete da materasso rivive come supporto per le piante rampicanti. Giardini atipici e postmoderni, in cui la natura si apre a contaminazioni con materiali e oggetti che provengono da altri contesti. Nulla è frutto del caso.
La progettualità cerca di opporsi all’azione del tempo che segna il percorso delle vite dei giardini, piccoli microcosmi. Un giardino trascurato ritrae il passaggio alla vecchiaia segnata dalla mancanza di forze, fino alla morte: è specchio della vita e del suo andamento ciclico, con fiori che sbocciano e piante che seccano, fagioli attaccati da parassiti nemici e frutti che nascono.
Non è possibile “
“toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato; per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e va”, diceva Eraclito.