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fino all’11.I.2004 | Meta.fisica – arte e filosofia da de Chirico all’Arte Concettuale | Merano (bz), KunstMeranoArte

di - 20 Ottobre 2003

Nelle strette cronologie della storia dell’arte, la Metafisica è una scuola dalla vita assai breve; un fiore fugace che nacque nel 1917 dall’incontro a Ferrara tra de Chirico e Carrà, che crebbe l’anno successivo con l’avvicinarsi di Morandi e che si spense, assorbito da Valori Plastici, nel 1921.
In realtà tali cronologie stanno assai strette a un movimento che ha avuto una vasta eco sia in numerose personalità artistiche di quel primo dopoguerra, sia nelle generazioni successive, e non è solo una questione del “dopo”, ma anche del “prima”. Una riflessione sull’oltre fenomenico ed ottico delle cose è infatti presente in de Chirico già dal 1910, apprezzabile dal punto di vista formale ben prima del fatidico 1917: si pensi ad Enigma dell’ora (1911), Mistero e melanconia di una strada (1914) e a molte altre opere che hanno in sé la poesia e la filosofia che caratterizzano gli anni migliori del genio amante delle muse.
Quindi, se alla Metafisica storica è dedicata a Roma una delle più importanti mostre mai realizzate su questa fondamentale capitolo del Novecento, la mostra di Merano dai lavori di de Chirico & Co. parte per esplorare quanto di quella poetica estraniante è sopravvissuto nelle fasi successive.
Punto di partenza sono le personalità più direttamente legate alla Metafisica: de Chirico, il fratello Savinio, Carrà, e Morandi (del pittore bolognese sarebbe stato forse meglio inserire delle composizioni attinenti al tema della mostra – si pensi alla serie di nature morte con manichini del 1918- piuttosto che delle tarde nature morte degli anni Cinquanta…), ma anche di lavori dai risultati affini sviluppati nell’ambito di Novecento. E’ il caso di La brocca (1925) di Tozzi, di Vaso con fiori (1928-9) diDe Pisis, e soprattutto di Composizione metafisica (1920-5) di Sironi.
A queste opere prettamente metafisiche ne sono state affiancate altre di artisti del secondo dopoguerra di ambito concettuale, appartenenti per lo più a quelle ricerche che nel 1968 il critico Germano Celant chiamò Arte Povera. Un dialogo col quotidiano e coi suoi materiali comuni che non può portare che all’estranenazione di questi dalle loro funzioni primarie; uno spaesamento che gioca sul confine tra il reale e l’irreale, tra sogno e realtà, che ha il suo trucco magico nella decontestualizzazione. In questa parte della mostra sono alcune istallazioni di Paolini, dei lavori di Pistoletto (tra cui Gianni, in cui lo specchio –elemento assai amato dall’artista- diventa creatore di mistero) e un’opera di Ceroli, L’attesa (1981), che già nel titolo richiama temi dechirichiani quali le ombre e la sospensione atemporale.
A questi sono state affiancate personalità indipendenti che hanno comunque sviluppato temi legati all’enigma, al mistero degli oggetti, all’assenza del tempo: è il caso delle sculture minimal degli anni Sessanta di Piacentino, del grafismo di Aldo Rossi, come delle ricerche più contemporanee di Rasma.
Insomma, il mistero e l’insolito pare conservino il loro indiscusso fascino, al di là del tempo e della spettacolarizzazione alla quale il mondo dell’arte non è certo estraneo.

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duccio dogheria
mostra visitata il 4 ottobre 2003


Meta.fisica – arte e filosofia da de Chirico all’Arte Concettuale
Kuns Merano Arte, Portici 163
tel. 0473212643 – fax 0473276147
mar_dom 10-18
ingresso intero 4,20 euro; ridotto 2,60 euro
catalogo Silvana Editoriale
www.kunstmeranoarte.com
info@kunstmeranoarte.com


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