Alla Galleria Goethe si è da poco conclusa
una collettiva che ha coinvolto sedici artisti, ma questa personale non ha
nulla da invidiare all’evento precedente sul piano della varietà espressiva. Un
unico artista dalle tante facce, Arnold Mario Dall’O (Bolzano, 1960; vive a Lana, Bolzano, e a
Skibbereen)
porta nella propria città natale una quarantina di opere, frutto del lavoro
svolto dal 2008 a oggi.
Si parte con la pittura, medium
tradizionale nel quale l’artista può vantare un apprendistato d’eccellenza con Emilio
Vedova e una grande
padronanza tecnica. I dipinti, accattivanti sul piano estetico, si servono
dell’accumulazione e della stratificazione come procedimenti per registrare
tracce di origine eterogenea, giustapposte in modo surreale. Il puntinato
tipografico alla Sigmar Polke si trova accostato a linee geometriche, timbri biomorfi e
frammenti di scrittura, definendo il piano pittorico come superficie di
ricezione più che come finestra rappresentativa.
C’è spazio anche per la stampa fotografica
di Soldiers, ma è
forse nella produzione di oggetti e di pseudo-soprammobili che il messaggio di
Dall’O diventa più diretto. Qui emerge lo spirito barocco e scintillante
dell’esposizione, attraverso una citazione ironica ma anche inquietante dei
simboli del lavoro, della religione, dell’ideologia e del kitsch casalingo
(scope, badili, croci, cornici, corna di cervo, falci e martello).
Oggetti da lontano sensuali e accattivanti
nella loro aura argentea o dorata; da vicino minacciosi, provocatori,
brulicanti come sono di innumerevoli soldatini e carri armati giocattolo.
Incorporando i segni della guerra nei feticci del nostro fare quotidiano,
Dall’O ricorda quanto la tranquilla indifferenza casalinga possa essere
indirettamente responsabile di violenza globale. Impiegando la poetica
dell’oggetto, già usata da
Oldenburg e
Koons,
si crea così un originale slittamento tra politica e gioco, privato e pubblico,
sicurezza personale e responsabilità globale.
Il percorso, passando per l’elegante rosa
argentea e il coniglio dorato di Santo Anch’io, si conclude negli innumerevoli finti
libri d’artista, anch’essi ambigui nel confine tra verità e apparenza. Finti
poiché si tratta in realtà di sculture in ceramica, sormontate da un giocoso e
militaresco coniglietto sull’attenti. Dell’opera originale non rimane che la
copertina (Benjamin, Saviano, la Bibbia, Kafka) e il libro, ormai degradato a
puro soprammobile, può entrare nelle case borghesi come semplice status symbol.
In generale, al di là dei linguaggi
eterogenei, nell’opera di Dall’O si possono sempre notare due piani di
interpretazione. Se si rimane in superficie si può apprezzare un tranquillo e
ironico appagamento estetico, ma a livello sotterraneo non si riesce a rimanere
sereni e si viene sfiorati da inquietanti dubbi. Sguardi polemici sviluppati
con il linguaggio dei giocattoli.
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gabriele
salvaterra
mostra
visitata il 16 aprile 2010
dal
9 aprile all’undici maggio 2010
Arnold Mario Dall’O – CircusBarockGalleria
Goethe GalerieVia della Mostra, 1 – 39100 BolzanoOrario: da lunedì a sabato mattina ore 10-12.30 e 15.30-19.30Ingresso liberoInfo: tel. +39 0471975461; fax +39 0471970260; galleriagoethe@libero.it;
www.galleriagoethe.it
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