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28
settembre 2015
Quando si pensa alla Galleria Civica di una città, ci si trova troppo spesso davanti a realtà piccole e provinciali, incapaci di incontrare le idee più contemporanee di arte. Non è questo il caso della Galleria Civica di Trento, che prosegue incessante la sua programmazione artistica proponendo un’interessantissima mostra, che parte dalle collezioni locali per ridefinire le possibilità di creazione di otto affermati artisti contemporanei. L’idea de “Il Sosia”, questo il titolo dell’esposizione, è del curatore Federico Mazzonelli che ha pensato di porsi in un ruolo decentralizzato, per lasciare agli artisti lo spazio e la libertà di vagare e curiosare tra otto importanti collezioni di arte contemporanea locali e trarne spunti e suggestioni, per creare delle nuove opere site-specific. Raccogliendo lo spunto dalla precedente mostra “Chiamata a Raccolta”, che apriva la visione su alcune delle più importanti collezioni di arte contemporanea in Trentino, Mazzonelli ne riprende il concept, per dare uno stimolo agli artisti invitati.
Lo start della mostra è il momento successivo all’iter artistico, cioè la collezione, un insieme di opere già acquisite ed acquistate, dalle quali si riparte per riattivare il ciclo creativo. Gli otto artisti, Luca Coser (Trento, 1965), Michael Fliri (Silandro, 1978), Eva Marisaldi (Bologna, 1966), Marzia Migliora (Alessandria, 1972), Adrian Paci (Scutari, 1969), Giacomo Raffaelli (Rovereto, 1988), Alice Ronchi (Ponte dell’Olio, 1989) e Luca Vitone (Genova, 1964), hanno lavorato e riflettuto su affinità e discordanze tra il proprio universo artistico e quello delle opere in collezione, per dare vita a sei nuove opere create appositamente per gli spazi della galleria e a due interventi su lavori già esistenti.
Queste operazioni non si configurano come un omaggio ai maestri prescelti in collezione, ovvero Medardo Rosso (Torino, 1858 – Milano, 1928), Giorgio de Chirico (Vòlo, 1888 – Roma, 1978), Tullio Garbari (Pergine, 1892 – Parigi, 1931), Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), Giulio Paolini (Genova, 1940), Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933), Pierpaolo Calzolari (Bologna, 1943), Giovanni De Lazzari (Lecco, 1977), Federico Lanaro (Rovereto, 1979), Alexander Archipenko (Kiev, 1887 – New York, 1964), Darren Almond (Appley Bridge, Lancashire, 1971), Justin Beal (Boston, 1978), Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, 1938), Ryan Gander (Chester, 1976), Django Hernandez (Sancti Spíritus, 1970), Roni Horn (New York, 1955), Zanele Muholi (Umlazi, 1972), Mike Nelson (Loughborough, 1967), Thomas Ruff (Zell am Harmersbach, Germania, 1958) a Markus Schinwald (Salisburgo, 1973), ma come risultato oggettuale del concetto di sosia, un’idea di elementi in comune e contemporaneamente di differenze, che determinano l’impossibile uguaglianza di qualcosa che è appunto sosia di un’altra, senza che questa abbia un valore minore di quella di partenza. Per questo, il percorso espositivo si compone di ambienti in cui più opere dialogano tra loro secondo il principio della sintonia o della distonia, ed è solo in questi affiancamenti che è intervenuto il curatore, per trovare cioè quelle cesure e quei punti di contatto dove apparentemente non ce ne sono.
È così che l’architettura di un cimitero dimenticato, nel video The Guardians di Adrian Paci, dialoga con la prospettiva desolata della Piazza d’Italia con Torre Rossa di Giorgio De Chirico e con l’altrettanto asettico, ma evocativo, Senza Titolo di Giovanni De Lazzari. Si tratta invece di assonanze e discordanze di forme e materiali nel parallelismo tra l’opera di Marzia Migliora Liberamente tratto da… e You ruin everything di Ryan Gander. Migliora trae ispirazione dalla ragazza bronzea di Gander, che sembra stia per colpire con le dita un piccolo cubo blu appoggiato su un piedistallo bianco e ne riconfigura i materiali in forme diverse, quelle di instabili vasi in argilla bianca con il fondo stondato legati a vasi di bronzo tramite cinghie colorate: il forte sorregge e protegge il fragile, creando così un nuovo e inaspettato legame con l’instabilità e l’effimero espressi dalla scultura di partenza. Giochi di parole, di sguardi, rimandi e distanze apparentemente estreme popolano le mini gallerie realizzate ad hoc per portare tutti questi aspetti all’ennesima potenza e renderli più palesi, o forse più nascosti, all’occhio dell’osservatore. L’opera d’arte, alla fine del suo processo creativo, si stacca dal suo autore e assume spesso caratteri nuovi, diversi, inaspettati e imprevedibili rispetto a quelli di partenza. Il sistema dell’arte, con le sue parole, i suoi circuiti e i suoi inevitabili paragoni, fa sì che si rintraccino elementi sconosciuti e non voluti nemmeno dallo stesso creatore, ma è proprio questo che crea l’altro da sé, un sosia, e così l’opera e i suoi significati diventano uno, nessuno e centomila.
Sara Candidi
Mostra visitata il 29 maggio 2015
Dal 30 maggio all ’11 ottobre 2015
Il Sosia
Galleria Civica
Via Belenzani, 14 – 38122, Trento
Orario: da martedì a domenica ore 10-13/14-18
Info: tel. 800397760; info@mart.trento.it; www.mart.tn.it